Cronache

Altro che tracce di maturità! Datemi pure dell'ignorante ma avrei preso un quattro

Claudio Magris? Elias Canetti? Remo Bodei? Chi sono questi sconosciuti? Altro che esame di maturità, la prova d'italiano è un percorso a ostacoli

Altro che tracce di maturità! Datemi pure dell'ignorante ma avrei preso un quattro

Il toto tema è un must della maturità. Il giorno prima della prova d'italiano ci si ritrova a casa di un compagno di classe, di solito il più sgamato del gruppo, e si scorrazza sui siti australiani per entrare in possesso delle tracce che gli studenti hanno postato sui social network dall'altra parte del mondo, sperando in quella che è una bufala che ancora incanta: immancabilmente, non si trova alcunché.

All'indomani, però, sui banchi arrivano temi che grossomodo sono stati preparati nel corso dell'anno o, perlomeno, nel triennio. Anni fa mi capitò di analizzare la poesia di Giuseppe Ungaretti, I fiumi. Non l'avevo letta prima, ma avevo studiato sodo l'autore e il periodo storico in cui aveva composto i versi. Avevo preso un voto più che buono. Oggi non sarebbe stato lo stesso. Perché, una volta lette le tracce proposte dal ministero dell'Istruzione, mi sono sentito di primo acchito profondamente ignorante. Subito dopo, però, mi è stato chiaro che gli esimi sconosciuti su cui i maturandi sono stati chiamati a esprimersi non vengono studiati a scuola.

Prendetemi pure per un ignorante. Non mi importa. Ma certi temi non vanno dati all'esame di maturità. La prova d'italiano non è un esercizio di scrittura. Non si scrive per allietare il lettore. Un po' come nel giornalismo, si mettono insieme i fatti dimostrando un'ottima padronanza della grammatica e della sintassi italiana e un'approfondita conoscenza della materia. Proprio per questo le tracce dovrebbero spaziare dagli autori affrontati in letteratura italiana alle problematiche studiate in filosofia, dai fatti imparati sui libri di Storia alle problematiche legate all'attualità.

Così, nel 150° anniversario dalla nascita di Gabriele d'Annunzio, ecco spuntare un brano di Claudio Magris, tratto da L'infinito viaggiare. Claudio Magris? Il collaboratore del Corriere della Sera? Cosa ne può sapere uno studente di diciannove anni dell'accademico, specializzato in germanistica? Meno di zero. Vabbè, passiamo al saggio breve. Nell'ambito artistico-letterario il titolo scelto è Individuo e società di massa con testi di Pier Paolo Pasolini, Elias Canetti, Remo Bodei ed Eugenio Montale. Elias Canetti? Zero assoluto. Lande desertiche nella mente. Mi aiuta Wikipedia (che i maturandi non possono certo consultare durante l'esame): "È stato uno scrittore, saggista e aforista bulgaro naturalizzato britannico di lingua tedesca, insignito del Nobel per la letteratura nel 1981. È considerato l'ultima grande figura della cultura mitteleuropea". Mah. Chiedo venia, non sapevo. E Remo Bodei? In redazione mi dicono essere piuttosto famoso. Dal canto mio non l'ho studiato né al liceo né all'università. Passiamo oltre. Per l'ambito socio-economico il titolo è Stato, mercato e democrazia con testi di Raghuram G. Rajan, Paul Krugman, Luigi Zingales e Mario Pirani; per l'ambito storico-politico, invece, il titolo è Omicidi politici; per l'ambito tecnico-scientifico, infine, il titolo è La ricerca scommette sul cervello. Su questi ultimi tre temi nulla da obiettare. Fattibili e, per di più, interessanti.

Veniamo al tema di argomento storico. Mi sarebbe capitato un approfondimento sui Brics, ovvero i Paesi emergenti. Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Molto bene, molto interessante. Peccato che in Storia si arriva appena alla fine della Seconda Guerra Mondiale con profonde lacune sulla seconda metà del Novecento e, soprattutto, sull'attualità. L'egemonia della Dc nella Prima Repubblica, Tangentopoli e la discesa in campo di Silvio Berlusconi? Appena sorvolata? La Guerra Fredda, JFK e la guerra a distanza sulle conquiste nello spazio? Una spolverata appena. E tutto il resto? Niente di niente. Della Russia si approfondisce l'avvento della sanguinosa dittatura comunista e il braccio di ferro con gli Stati Uniti. Il tutto perché l'egocentrica Europa vi era in mezzo. Un conflitto nucleare fa sempre paura. E, poi, c'era il Muro di Berlino di cui io, al liceo, ho studiato l'edificazione ma non la distruzione liberatrice. Lo avevo appreso sui quotidiani e grazie all'epico concerto dei Pink Floyd. Per questo, comporre un'analisi economica sui Paesi emergenti necessita di basi che, probabilmente, anche un neo laureato in economia farebbe fatica a maneggiare.

Infine, il tema di ordine generale. Si parla di Fritjof Capra, autore di La rete della vita. "Tutti gli organismi macroscopici, compresi noi stessi, sono prove viventi del fatto che le pratiche distruttive a lungo andare falliscono - scrive il fisico austriaco - alla fine gli aggressori distruggono sempre se stessi, lasciando il posto ad altri individui che sanno come cooperare e progredire. La vita non è quindi solo una lotta di competizione, ma anche un trionfo di cooperazione e creatività". Di fatto, dalla creazione delle prime cellule nucleate, l'evoluzione ha proceduto attraverso accordi di cooperazione e di coevoluzione sempre più intricati. Fatto mio l'insegnamento di Capra, quindi, avrei dato di gomito col mio compagno di banco e, attraverso a una sana cooperazione, avrei probabilmente scelto o Stato, mercato e democrazia o Omicidi politici. In un modo o nell'altra ce l'avrei fatta.

Ma che fatica.

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