"Usate tecniche militari in corteo". Gli anarchici fanno ancora paura

La Questura di Torino ha lanciato l'allarme sui piani di guerriglia messi in atto dagli antagonisti nel capoluogo piemontese. E la chiamata alle armi ha coinvolto tutta l'Europa

"Usate tecniche militari in corteo". Gli anarchici fanno ancora paura

Torino sembra risvegliarsi da un incubo dopo che gli anarichi hanno inscenato una vera e propria guerriglia all'interno della città.

Il capoluogo piemontese conta i danni. Ma adesso, dopo le molotov, gli scontri, gli ordigni esplosi e la paura, la Questura vuole vederci chiaro. Perché quanto avvenuto a Torino non è solo una manifestaizone degenerata in violenza. C'era dell'altro: e l'ha fatto capire lo stesso questore di Torino, Francesco Messina, che ha fornito un quadro molto preoccupante.

"A dare solidarietà al gruppo eversivo c'erano soggetti che nulla hanno a che vedere con l'ideologia anarco-insurrezionalista sociale. Una solidarietà che non mi spiego. Non normali manifestanti, ma chi fa della protesta un punto di partenza per sovvertire l'ordine democratico. Una situazione molto delicata, a Torino non si vedeva da anni. Abbiamo avuto a che fare con gente addestrata. C'è stata una chiamata alle armi, sono state usate tattiche militari". Una chiamata alle armi con gente proveniente da diversi Paesi dell'Europa, visto che secondo le forze dell'ordine, sono arivate a Torino persone "da Francia, Spagna, Croazia e Serbia".

E lo stesso questore ha detto che l'asilo di via Alessandria "era la base di una cellula di anarco-insurrezionalisti sociali. Quello era il loro covo. Parliamo di un gruppo che ha esercitato per anni un controllo militare nel quartiere Aurora".

Come riporta Il Giorno, "i numeri della questura torinese sono un bollettino di guerra: 11 arresti, 215 identificati -

tanti stranieri -, oltre 20 contusi tra le forze di polizia, due tra i manifestanti. Contro gli agenti hanno lanciato bombe carta, razzi ad altezza d'uomo, bottiglie ma soprattutto una quantità industriale di pietre".

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