Cronache

Anna, povera Anna

Che le tocca ancora vedere. Agli insulti e alle minacce è stata abituata fin da quando è venuta al mondo. Eppure si fece scivolare addosso l'orrore

Anna, povera Anna

Povera Anna Frank, che le tocca ancora vedere. Agli insulti e alle minacce è stata abituata fin da quando è venuta al mondo in quel periodo cupo e sciagurato della nostra storia. Eppure si fece scivolare addosso l'orrore, rimase una inguaribile ottimista sul futuro dell'umanità e scrisse: «Io non penso a tutte le miserie ma a tutte le bellezze che ancora rimangono». E invece noi, che pure abbiamo letto i suoi diari, siamo da giorni inchiodati alle miserie di quattro tifosi cretini e alle parole del presidente di quella squadra di calcio, l'incolpevole Claudio Lotito, che, pensando di rimediare al danno dei suoi adepti laziali, ha messo con la sua goffaggine di cui mi piace pensare avrebbe sorriso anche Anna - una toppa che è peggio del buco.

Povera Anna Frank, che da lassù vede imporre la lettura del suo testamento in tutti gli stadi italiani, come ipocrita rito collettivo riparatorio alle offese di quattro cretini. Rito che diventa una tragica farsa e offre l'occasione ai cretini di replicare i loro oltraggi. Un inno alla libertà tra i più efficaci mai scritti imposto urbi et orbi è una contraddizione in termini, quasi offensivo per l'autrice martire del nazismo che, come tutti i regimi totalitari, le parole non le faceva scegliere liberamente, ma le imponeva nelle case, nelle scuole e nelle piazze obbligando a ripeterle a memoria. Prassi inutile, nel male ma pure nel bene, come Anna Frank aveva ben capito arrivando a scrivere che educatori e genitori possono dare tutti i buoni consigli possibili ma «la formazione finale di una persona giace solo nelle sue stesse mani».

Povera Anna Frank, difesa in queste ore anche, direi soprattutto, da persone e personaggi che non hanno mai letto i suoi diari e sanno a malapena chi sia stata. E ai quali, comunque, non solo sfugge il senso convenzionale ma pure quello profondo per cui tutti noi, ebrei e non, dovremmo dirci Anna Frank. E non mi riferisco ai quattro ultrà laziali o ai residui marginali dell'antisemitismo dichiarato. Il vero pericolo non viene da loro ma da chi «Anna Frank sì, ma il diritto ad esistere di Israele forse o no». Anna Frank fu coerente fino alla morte e scrisse «la paura non aiuta». Quindi andiamo allo stadio senza paure e possibilmente senza show utili solo a lavare coscienze non linde.

Meno retorica e più coerenza, questo servirebbe.

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