"Puglia, parto sbagliato e danni cerebrali. Regione condannata a risarcire dopo oltre 20 anni"

La Regione Puglia dovrà pagare oltre 4 milioni di euro

"Puglia, parto sbagliato e danni cerebrali. Regione condannata a risarcire dopo oltre 20 anni"

Nuova tegola giudiziaria per la Regione Puglia condannata dalla Corte d'Appello a pagare 4 milioni e 600mila euro per un parto sbagliato ad Altamura, un Comune in provincia di Bari.
Il fatto è accaduto nel 1987. Un bambino, oggi 32enne, nacque con danni cerebrali irreversibili per colpa di una cattiva gestione del parto presso l'ospedale "Umberto I".
A darne notizia il quotidiano regionale "La Gazzetta del Mezzogiorno".
Ad essere condannata non solo la Regione, ma anche la Gestione liquidatoria della Asl di Bari.
La famiglia chiese il risarcimento quando il giovane uomo aveva nove anni. Il padre, nel frattempo, è morto; la madre, oggi 73enne, ha potuto vedere la fine di questa odissea giudiziaria.
La questione è assai complessa. I genitori chiesero il risarcimento danni alla Asl Bari/3 e al vecchio ospedale "Umberto I" di Altamura. Secondo i magistrati di primo grado vennero interpellati i soggetti sbagliati.
Inoltre, nel 2012 il direttore generale della Asl all’epoca in carica non si costituì nel giudizio di appello. Una decisione costata cara, perché per la Regione e l'Asl di Bari è difficile oggi ricorrere in Cassazione.

Tetraparesi spastica, ritardo mentale medio e gravi disturbi neurologici del linguaggio sono le patologie da cui oggi è affetto il 32enne. Dopo la diagnosi del medico legale, i magistrati della Corte d'Appello hanno riconosciuto la colpa dei medici al momento del parto.
Secondo quanto si legge sulla "Gazzetta", stando alla perizia, i medici "non provvidero tempestivamente ad effettuare un taglio cesareo (...), ritardando e complicando il travaglio dell’espletamento del parto con un tentativo di parto vaginale provocando uno stato di sofferenza fetale con ipossia perinatale".
Solo quattro ore dopo la somministrazione della ossitocina per indurre il travaglio, fu disposto il parto cesareo. Ma nonostante questo si "decise di tentare l’espletamento del parto per via vaginale con l’uso del forcipe, fallendo (...), tanto che il parto cesareo venne infine praticato ma con un ritardo di almeno 90 minuti, ma più verosimilmente di 120-150 minuti, rispetto alla decisione iniziale". Secondo la perizia la madre era un soggetto a rischio per la quale il taglio cesareo si sarebbe dovuto disporre sin da subito.


La sentenza prevede il risarcimento nei confronti del danneggiato, ma non dei genitori: è il 32enne ad essere stato privato di una normale vita di relazioni. L'uomo trascorre la sua esistenza tra continui ricoveri e terapie che di certo non cambiano in meglio le sue condizioni di salute.

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