Cronache

Per bloccare la corsa populista spunta lo scandalo rimborsi

Strasburgo mette nel mirino i gruppi euroscettici con le analisi sulle spese per gli assistenti: pochi i casi italiani

Per bloccare la corsa populista spunta lo scandalo rimborsi

Il nemico è sempre lo stesso: i partiti populisti. Per fermarli si cerca di screditare i loro leader e magari gli stessi movimenti. Così adesso arriva pure un dossier di Repubblica in cui vengono messi nel mirino gli europarlamentari dei gruppi euroscettici guidati da Marine Le Pen, Nigel Farage o Jaroslaw Kaczynski. Di fatto secondo quanto riporta il quotidiano diretto da Mario Calabresi, Front National, Ukip e Diritto e Giustizia avrebbero assunto collaboratori con i soldi dell'Europarlamento per poi impiegarli nei rispettivi Paesi per le attività di partito. E ovviamente in questa carrelata di accuse anti-populismo c'è Marine Le Pen. Le autorità europee starebbero indagando sugli assistenti di Louis Aliot, il suo compagno e Floria Philippot, il braccio destro. Sempre secondo Repubblica Strasburgo avrebbe messo nel mirino anche Nigel Farage che dovrà restituire un milione di euro al Parlamento Ue sempre per i contratti degli assistenti. Un altro caso invece riguarda il polacco Jaroslaw Kaczynski. Su Kaczynski penderebbe l'accusa di aver usato Bozena Mieszka-Stefanowska, pagata da Strasburgo e assistente del deputato Tomasz Poreba, come badante per la madre. Tra i casi italiani segnalati ci sono quelli delle deputate grilline Daniela Aiuto e Laura Agea, ma anche Laura Comi di Forza Italia, il viceministro Nencini e il deputato ex Pd Antonio Panzeri. I casi italiani sui rimborsi sono abbastanza isolati e nelle ultime tre legislature i parlamentari di casa nostra avrebbero seguito le norme alla lettera. E proprio Laura Comi risponde alle accuse: "Ho letto stamattina su un autorevole quotidiano un articolo che mi cita in chiave critica per una vicenda legata al mio ruolo di parlamentare europeo e all'incarico di collaboratore fiduciario dato a mia madre. È quindi importante per me chiarire tutta la vicenda, con grande trasparenza, come ho sempre fatto". "Nel 2009, a 26 anni, sono stata eletta in Parlamento Europeo. Ho lasciato il mio lavoro nel settore privato - ha aggiunto - e con grande entusiasmo ho intrapreso quest'avventura - racconta - Ogni giorno mi trovavo di fronte a sfide nuove e importanti e per affrontarle ho deciso di avere a fianco a me con un incarico fiduciario, come mi era consentito, la persona di cui avevo la massima fiducia, mia madre, che mi è stata vicino in tutti i momenti più importanti della mia vita".

"Per potermi supportare in questo ruolo lei si è presa l'aspettativa, non retribuita, dal suo lavoro pubblico come insegnante - sottolinea Comi - La possibilità di scegliere un familiare come collaboratore era permessa fino al 2009, con un periodo transitorio di un anno, come mi aveva spiegato il mio commercialista, che aveva anche consultato gli uffici del Parlamento Europeo. Solo dopo molti anni, cioè nel 2016 vengo a scoprire che questa possibilità era stata esclusa dai regolamenti parlamentari. Per questa ragione, già lo scorso 3 aprile 2016, ho ritirato l'incarico al mio commercialista che, seppure in buona fede, aveva commesso l'errore. Come persona che ha un ruolo pubblico mi prendo comunque tutte le responsabilità di questa vicenda e ho già messo in atto tutte le azioni necessarie: sto restituendo la somma che viene contestata, con una detrazione che ogni mese mi viene prelevata direttamente dallo stipendio".

"Vorrei quindi precisare di una vicenda ormai ben nota, di un fatto ampiamente chiarito e che chi vuole fare polemica strumentalmente sulla vicenda ha sbagliato persona perché per me la trasparenza e la limpidezza dei comportamenti vengono prima di tutto", conclude.

Commenti