Coronavirus

"Bulk già pronto in 4-6 mesi"Cosa è e perché può salvarci

L'Italia potrebbe produrre il principio attivo e gli altri componenti del vaccino anti-Covid con i bioreattori per accelerare i tempi. "Produzione in un tempo stimato di 4-6 mesi"

"Bulk già pronto in 4-6 mesi"Cosa è e perché può salvarci

Fra i 4 ed i 6 mesi per produrre i bulk e sconfiggere la pandemia: è questa l'ultima sfida in ordine di tempo accanto alla produzione dei vaccini contro il Covid-19.

Cosa sono i bulk

Ma di cosa si tratta esattamente? Dei bulk fanno parte il principio attivo e gli altri componenti del vaccino anti-Covid che potrebbero essere prodotti da alcune aziende "perché già dotate, o in grado di farlo a breve, dei necessari bioreattori e fermentatori. La produzione potrà avvenire a conclusione dell'iter autorizzativo da parte delle autorità competenti, in un tempo stimato di 4/6 mesi". È questa la nota pubblicata oggi dal Mise (Ministero dello Sviluppo Economico) al termine del secondo tavolo sui vaccini che si è svolto questa mattina alla presenza del ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, che ha visto la partecipazione del presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, del Direttore generale Enrica Giorgetti, del Direttore Centro Studi Carlo Riccini, del Presidente dell'Aifa Giorgio Palù, del nuovo Commissario per l'emergenza Paolo Figliuolo e del Sottosegretario alla presidenza Franco Gabrielli.

La nuova sfida

È stato anche appurato che ci sono le condizioni immediate per avviare la fase dell’infialamento e finitura. Grazie all’eccellenza produttiva dell’Italia, infatti, molte aziende sono già pronte a partire con questo nuovo progetto. Il ministro Giorgietti ha dato mandato ai diversi rappresentanti presenti di procedere all’individuazione di contoterzisti in grado di produrre vaccini entro l'autunno del 2021. Il ministro - prosegue la nota - ha confermato la volontà del governo di realizzare in Italia un polo per la ricerca di farmaci e vaccini con investimenti pubblici e privati". Per il momento, rimangono top secret i nomi delle aziende che saranno coinvolte nel processo di verifica in corso. Questo progetto rientra in quello europeo per il rafforzamento della produzione di vaccini per non dipendere soltanto dalle aziende produttrici in evidente difficoltà per l'imponente richiesta mondiale.

Dove sono i bioreattori?

Il problema maggiore per il nostro Paese rimane la mancanza degli impianti, fondamentali per la "costruzione" del vaccino anti-Covid. Secondo quanto dichiarato dal Prof. Rino Rappuoli, coordinatore della ricerca sugli anticorpi monoclonali di Toscana Life Sciences (di cui abbiamo parlato nella nostra esclusiva) e Direttore scientifico di Gsk, azienda farmaceutica britannica con sedi in Italia, “bisogna intanto sapere che cosa si vuole produrre. Ci sono due fasi la prima riguarda la produzione della sostanza, il vaccino stesso: cioè produco l’Rna, o la proteina, il virus dello scimpanzé, a seconda dei vaccini. Per farlo ci vogliono i bioreattori ma in Italia non ci sono gli impianti”, ha detto Rappuoli all’Ansa. "Solo Gsk li ha, ma non per il vaccino anti-Covid, bensì per quello contro la meningite che è batterico. Reithera ce l’ha ma non credo per fare milioni di dosi.

La seconda fase riguarda l’infialamento e da noi molte aziende sono in grado di farlo", ha aggiunto. La sfida è lanciata: come andrà a finire?

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