Una brutta campagna elettorale, forse la più brutta. Con il paradosso di essere proiettata nel futuro solo per quel che riguarda il modo di comunicare, ma tutta concentrata sul passato quando si entra nel merito delle questioni da trattare. Così, se per la prima volta dal 1946 sembrano spariti i tradizionali manifesti elettorali che ad ogni elezione hanno tappezzato le città con i faccioni ammiccanti dei politici perché ormai si fa propaganda soprattutto su social network, radio e tv, lo scontro politico si gioca tutto su fascismo e antifascismo. Così da giorni, con la polemica sulle foibe, la manifestazione di Macerata, il centrodestra che litiga con il centrosinistra e che poi, non contento, si azzuffa al suo interno. L'ultimo capitolo ieri, quando Matteo Renzi ha deciso di replicare all'editoriale di Ezio Mauro su Repubblica mandandogli un lungo e durissimo sms: «Quando ti troverai al governo Salvini con l'appoggio esterno di CasaPound potrai essere fiero del fatto che le uniche parole su Macerata le hai spese contro Renzi, non contro i fascisti».
Certo, il tema dell'avanzata dell'estrema destra è d'attualità e non da oggi, visto che le ultime tornate elettorali in tutta Europa hanno fatto registrare un deciso balzo in avanti dei movimenti ultranazionalisti: dalla Francia alla Germania, passando per l'Olanda, l'Ungheria e la Grecia. Un fenomeno che trova il suo collante nello spettro dell'immigrazione clandestina, su cui si concentrano i timori degli elettori e quindi anche un pezzo importante della campagna elettorale. E che l'Italia sia la porta dell'Europa dove sbarcano ogni anno migliaia di extracomunitari non è certo un mistero. Tutto questo, però, non spiega il perché di una campagna elettorale per certi versi surreale. Dove il dibattito sul fascismo è centrale da giorni, al punto che ieri il ministro dell'Interno Marco Minniti ha sentito la necessità di dire che «il fascismo in Italia è morto per sempre».
L'impressione, insomma, è che l'ossessione per il passato diventi il pretesto
per mettere in secondo piano quelle che sono le grandi sfide e le grandi incognite del futuro. Dall'occupazione alla povertà, dal risparmio all'immigrazione. Più facile giocare sul passato e alimentare le paure della gente.
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