La guerra in Ucraina ha dato vita a una crisi umanitaria senza precedenti in Europa. Mai così tanti profughi si erano spostati da un Paese a un altro in così poco tempo dalla Seconda guerra mondiale a oggi. Moltissimi ucraini stanno cercando riparo dalle bombe russe e molti di loro portano con sé i loro amatissimi compagni a quattro zampe. I Paesi europei hanno accolto l'appello delle associazioni animaliste per dare il via libera all'ingresso degli animali da compagnia insieme ai loro umani ma non ci sono solo i cani e i gatti che scappano dall'Ucraina con le loro famiglie ma anche i randagi che i volontari cercano di salvare e di portare in salvo lontano dal Paese in guerra. Eppure, per loro, sembra non esserci spazio in Europa o, meglio, in Italia.
Questa è la denuncia della Lega nazionale per la difesa del cane, che sottolinea la mancanza di allineamento dell'Italia con quanto sta accadendo in Europa, dove i cani e i gatti, previo stretto controllo sanitario e profilassi preventiva, possono essere distribuiti in tutti i Paesi per liberare le aree di confine. Qui, i i veterinari si prendono cura dei cani senza famiglia effettuando tutti i controlli necessari per evitare che possibili malattie debellate in Europa, come la rabbia, possano nuovamente diffondersi. Ciò che la Lega nazionale per la difesa del cane lamenta è la disparità di trattamento, perché ai cani senza famiglia non viene nemmeno data la possibilità di entrare in Italia previa quarantena obbligatoria, che avviene in prima istanza proprio nelle aree di confine e sotto stretto controllo medico veterinario, per poi essere ripetuta in Italia.
"È una misura di prevenzione e di controllo della rabbia, ma è una misura che non avrebbe ragione di essere, considerato che le cliniche di confine e i veterinari sono già attrezzati e si adoperano per far fare agli animali sul posto la quarantena, fornendo assicurazioni sanitarie e passaporto europeo così che tutto sia pronto per l'ingresso negli altri Paesi. Inoltre, Lndc Animal protection avrebbe anche già individuato delle strutture di riferimento per un'ulteriore quarantena per iniziare l'adozione", ci ha spiegato Barbara Caselli referente dell'associazione.
Inoltre, ci è stato sottolineato che "non è una ragione che non combacia con il resto dell'Unione europea, perché questo è un provvedimento italiano. Essendo che siamo un'unica Unione, così dovrebbe essere per una proficua collaborazione. Noi siamo in contatto con associazione di protezione animale rumene e polacche che lavorano al confine e sono gestite da veterinari serissimi, ben consapevoli dei rischi e delle procedure necessarie per movimentare i cani tra i vari stati europei".
Proprio per queste ragioni, Piera Rosati, presidente Lndc Animal protection ha deciso di rivolgersi direttamente al governo: "Mi appello quindi al Ministro Roberto Speranza
affinché si faccia marcia indietro su questa assurda decisione e consenta alle associazioni riconosciute, come la nostra, di svolgere il nostro lavoro e aiutare anche i nostri referenti al confine a svolgere il loro".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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