Cronache

Cara di Castelnuovo, le proteste dei dipendenti: “Ora siamo senza lavoro”

L’amarezza del coordinatore dei servizi del Cara prossimo alla chiusura: “Gli ospiti del centro sono stati trattati in modo disumano. Ed ai lavoratori porte in faccia. Anche il ministro Salvini, che dice sempre ‘prima gli italiani, prima gli italiani’, ce ne sono 107 che rimangono in mezzo a una strada”

Cara di Castelnuovo, le proteste dei dipendenti: “Ora siamo senza lavoro”

La chiusura del Cara di Castelnuovo di Porto continua a scatenare un mare di polemiche.

Le accuse contestate al Governo non riguardano soltanto la condizione in cui adesso si trovano gli stranieri che erano ospitati nella struttura (tematica che fa letteralmente infuriare i benpensanti), ma la situazione di precarietà nella quale sono finiti i dipendenti del centro. Problematica, quest’ultima, non di secondaria importanza per coloro che, grazie alla presenza degli extracomunitari, erano riusciti a trovarsi un lavoro. Adesso queste persone sono sul piede di guerra.

Intervistato da “Tpi” Juri Grillotti, giovanissimo (26 anni) coordinatore dei servizi del Cara di Castelnuovo, esprime tutta la propria rabbia. "A parte il modo disumano in cui sono stati trattati gli ospiti del centro, un lavoratore – e altri 107 come me – viene a sapere che tra 10 giorni perderà il lavoro: bam, porte in faccia. Anche il ministro Salvini che dice sempre ‘prima gli italiani, prima gli italiani’, poi ce ne sono 107 che rimangono in mezzo a una strada, ma non penso gli interessi”.

I 150 extracomunitari presenti nella struttura, infatti, perderanno presto il diritto all’accoglienza, come previsto dalla nuova legge in vigore, ed i servizi dei dipendenti della cooperativa Auxilium non saranno più richiesti. “Chiudendo definitivamente questo appalto, tutte queste persone perderanno il lavoro. Parlo di cinquantenni, sessantenni, coniugi”.

Lo stabilimento, omologato per accogliere ben 650 richidenti asilo (numero all’occorrenza salito anche a 977), dava lavoro ad almeno 108 persone. Ma ora è tutto finito. “Siamo stati stabili intorno alle 7-800 persone. Fino a quando non sono arrivate più persone e siamo rimasti stabili su un numero di circa 550”. Fatto che coincide con la chiusura dei porti operata dal Governo. Infine, la doccia fredda. “Dal nulla, venerdì è arrivata questa nota di trasferimento in cui dicevano che ne mandavano via 305, probabilmente perché vogliono chiudere questo appalto. Chiudere il centro significa far perdere il lavoro a 107 persone come me, non solo giovani, ma persone di tutte le età. Ci sono moderatori di 22 anni, c’è gente che fa parte delle categorie protette. Io sono della provincia di Frosinone e mi sono spostato qui per lavoro, ho casa qui in affitto”.

Dopo aver evidenziato le condizioni critiche in cui si trovano adesso i lavoratori, Grillotti torna dunque a parlare degli ospiti del Cara. “È stata una cosa disumana, erano ben integrati nel territorio, anche le persone dei paesi limitrofi gli volevano bene, si facevano ben volere, abbiamo fatto lavori di volontariato. Questo forse è uno dei pochi centri che funziona in Italia”.

Eppure non tutti paiono pensarla allo stesso modo. Stando a quanto Giuseppe Gioia - vicesindaco di Montelibretti a capo del movimento “anti Cara”- riferisce ad “Adnkronos”, la situazione all’interno della struttura non è mai stata troppo rosea. “Basta passerelle, il Cara di Castelnuovo di Porto è costato agli italiani più di 72 milioni di euro e ha portato solo degrado e delinquenza. Checché ne dicano i sindaci di Castelnuovo e di Cerveteri, che fanno solo propaganda, i cittadini sono in larghissima parte a favore della chiusura del centro.

Le manifestazioni e le passerelle del sindaco Travaglini, delle cooperative e della sinistra, non sono a difesa dei diritti degli immigrati, ma solo a tutela degli interessi di chi ci guadagna”.

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