Chi è Antonio Candela? Il manager per l'emergenza Covid "paladino della legalità"

Il ritratto di un personaggio noto nell'ambiente della sanità siciliana, già direttore dell'azienda ospedalieria siciliana e manager per l'emergenza Covid in Sicilia. Il gip di Palermo: "Si atteggiava a strenuo paladino della legalità"

Chi è Antonio Candela? Il manager per l'emergenza Covid "paladino della legalità"

Antonino Candela, 55 anni, attualmente coordinatore dell'emergenza Coronavirus in Sicilia, chiamato dal Presidente della Regione Nello Musumeci lo scorso 12 marzo, è finito agli arresti domiciliari con l'accusa di corruzione perché avrebbe intascato tangenti per centinaia di migliaia di euro. Per la Regione gli era stato affidato il compito di fare da collegamento operativo fra l'assessore alla Salute Ruggero Razza e le strutture pubbliche sparse nell'Isola, avendo come interfaccia anche la Protezione civile. Un ruolo di prestigio che si inquadra nel personaggio fin qui conosciuto. Nel 2013 gli era stata assegnata la scorta per avere denunciato un tentativo di tangenti per l'acquisto di pannoloni, il grande business svelato allora proprio dalle forze dell'ordine e che aveva permesso di smantellare una fitta rete di interessi nei dispositivi per la persona erogati proprio dall'Asp. Per avere svelato le mazzette che ruotavano attorno al sistema di erogazione dei pannoloni, su proposta del ministero della Salute nel 2016 aveva ricevuto la Medaglia d'argento al merito della Sanità pubblica che andava a premiare l'impegno per il funzionamento, per la legalità e l'anti-corruzione nel settore.

Adesso però la situazione è cambiata, anzi ribaltata. Da tempo Candela non viveva più sotto scorta. Il gip del Tribunale di Palermo usa parole dure nei suoi confronti nella misura cautelare. È accusato: "in concorso morale e materiale" con un altro indagato, "anche quale suo intermediario, di avere accettato la promessa di denaro da parte di Francesco Zanzi e Roberto Satta, rispettivamente amministratore delegato e responsabile operativo di Tecnologie Sanitarie Spa, per un ammontare pari a 820mila euro per poi ricevere la complessiva somma di 268.400 euro per ritardare e omettere e per avere ritardato e omesso atti del suo ufficio, tra cui la sottoscrizione del contratto relativo alla gara indetta dall'Asp 6 del valore di 17.635.000 euro, avente ad oggetto la manutenzione delle apparecchiature elettromedicali, aggiudicata, in data 30.11.2017, alla Tecnologie Sanitarie Spa".

Tutto questo "al fine di consentire all'impresa di continuare a beneficiare delle condizioni ritenute più remunerative previste dal contratto, già aggiudicato alla Tecnologie Sanitarie Spa in Ati con Ebm (ora Althea Spa), scaduto nel settembre 2017" e prorogato, dicono gli inquirenti. "Sia al fine di consentire, nelle more, l'adesione dell'Asp 6 alla procedura indetta dalla Centrale Unica di Committenza della Regione Siciliana (CUC), avente oggetto la medesima tipologia di prestazioni dei menzionati contratti, della quale la Tecnologie Sanitarie Spa si era aggiudicata due lotti, del valore complessivo di 202.400.318/17 euro, le cui condizioni erano ritenute più vantaggiose per la stessa Tecnologie Sanitarie Spa rispetto all'appalto bandito dalla Asp 6".

Secondo l'accusa, il coordinatore dell'emergenza Covid Antonino Candela, avrebbe "compiuto atti contrari ai propri doveri di ufficio in favore della Tecnologie Sanitare Spa". Tra l'altro consistenti "nel minacciare Fabio Damiani (ex manager Asp di Trapani ndr), per costringerlo ad attestare la maggiore convenienza per l'Asp 6 della procedura facente capo alla Cuc e conseguentemente a richiedere l'adesione della stessa Asp 6 alla procedura Cuc". E "nell'accelerare l'iter di adesione dell'Asp 6 alla procedura della Cuc, sollecitando, per mezzo di Taibbi, Zanzi e Satta a trasmettere una formale comunicazione con la quale si invitava l'Asp 6 a valutare l'adesione alla procedura Cuc ed inducendo a tal fine i dirigenti dell'Asp 6, tra cui il Direttore Amministrativo Domenico Moncada ed il Direttore Sanitario Salvatore Russo, ad avallare tale adesione, mediante un'opera di persuasione e di pressione diretta a simulare la maggiore convenienza per l'Asp 6 della Cuc".

"Quando abbiamo applicato il protocollo anticorruzione Anac-Agenas avevamo individuato nel 'rischio' gare quello più alto - spiega l'assessore regionale alla Salute Ruggero Razza -.

Ed è anche questa la ragione per la quale, attirandomi polemiche, ho alzato la voce sulle centrali di committenza pubbliche perché il sistema sanitario non può essere depauperato da condotte criminose. Ho sempre invitato, e continuo ad invitare oggi - conclude l'assessore -, tutte le imprese a denunciare all'autorità giudiziaria ogni anomalia e a segnalarlo formalmente alla nostra anticorruzione".

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