Non solo carte e intercettazioni taroccate. Contro papà Renzi la Procura di Napoli avrebbe anche messo in atto una fuga di notizie su atti riservati - utilizzando gli amici del Fatto Quotidiano - probabilmente per coprire il depistaggio che stava per essere scoperto dai colleghi della procura di Roma. Da ieri sono iscritti per questo nel registro degli indagati il pm di Napoli Henry John Woodcock (già sotto inchiesta del Csm) e la sua compagna Federica Sciarelli, conduttrice del programma di grande successo Chi l'ha visto?.
È forse la prima volta che un noto e importante pm finisce sotto inchiesta per questo reato, anche se, come è ovvio che sia (e lo dico a ragion veduta) dietro ogni fuga di notizie ci sono sempre un magistrato e un giornale compiacente. Che poi i «postini» siano funzionari dell'ufficio, amici o fidanzate poco cambia. Da una procura nulla esce senza che il titolare delle indagini non voglia. E ciò che esce ha un senso preciso e politico: condizionare, infangare, creare dissenso o costruire consenso. Così funziona, da sempre, la giustizia italiana, e per questo negli anni del berlusconismo magistratura e giornali di sinistra si sono opposti a regole e sanzioni per chi sgarra. In gioco non c'era la libertà di espressione - come hanno provato a farci credere - ma la ghiotta possibilità di avere all'arco dell'intrigo una freccia (velenosa) in più.
Che Woodcock possa essere tra quelli che hanno usato e usino questi metodi non mi sorprende. Che abbia potuto - così sostiene l'accusa - coinvolgere la compagna neppure. L'uomo si sente onnipotente e ben spalleggiato da una parte della stampa. Non a caso ieri il Fatto Quotidiano (forse già sapendo di quello che sarebbe successo a ore) ha affidato alla penna di Massimo Fini - una volta grande e libero pensatore - un ritratto del pm napoletano così in ginocchio che neppure Brosio sulla Madonna di Medjugorje riuscirebbe a vergare. Che Massimo Fini, ahimè, si sia bevuto o venduto la testa spiace, ma è un problema suo.
Se un pm si è «venduto» segreti d'ufficio è invece un problema nostro e direi della democrazia, le cui regole da vent'anni sono falsate proprio da patti scellerati tra procure e mondo dell'informazione. E «Chi l'aveva visto?». Soltanto noi, purtroppo.
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