Chi vince, chi perde e chi guarda

Caricatura involontaria del compianto (benché vivo) Achille Occhetto, Andrea Scanzi fa le sue pagelle con l'autorità di chi non si misura ma si genuflette davanti ai grillini che gli piacciono tanto

Chi vince, chi perde e chi guarda

Caricatura involontaria del compianto (benché vivo) Achille Occhetto, con i capelli come i capitelli bizantini a foglie mosse dal vento (che non conosce), Andrea Scanzi fa le sue pagelle con l'autorità di chi non si misura ma si genuflette davanti ai grillini che gli piacciono tanto. Quando si è confrontato con me gli è andata male.

A un suo affine, come Matteo Renzi, cui ha addirittura dedicato mezzo libro, dà zero, naturalmente. Con la lingua fuori, dà 9 a Luigi Di Maio. A Berlusconi, cui ha dedicato metà del libro su Renzi, 1+. A me riserva uno 0,5, fingendo di non vedere che io ho vinto nella mia città, Ferrara, contro Franceschini, dove Di Maio è arrivato terzo. Io, a Pomigliano, senza i voti della camorra che ha preferito i Cinque stelle, sono arrivato secondo dalla mia tazza del cesso, che è piaciuta agli intelligenti perché è stata l'unica risposta, nel luogo adatto, al suo beniamino.

Forse Scanzi ignora che in quel collegio tutta Forza Italia era contro di me e io ho combattuto a mani nude, per una sola cosa, che potevo evitare: il piacere della sfida, ciò che Scanzi non conosce.

In ogni caso, io sono in Parlamento, e lui è nel retrobottega di Di Maio con Rocco Casalino, suo simile, uomo di spettacolo fallito che si è buttato in politica fingendo di starne fuori. Gli ricordo che, in quarant'anni, ne ho visti tanti come lui, sparire. Mentre io ci sono ancora. E me lo mangio.

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