Cronache

La Circe della Versilia torna libera dopo 24 anni di carcere

La donna fu condannata per l'omicidio del marito, avvenuto nell'estate del 1989 a Forte dei Marmi. Ad aiutarla fu il suo giovane amante

Maria Luigia Redoli in una foto del 27 settembre 1991, il giorno del suo arresto
Maria Luigia Redoli in una foto del 27 settembre 1991, il giorno del suo arresto

Torna a casa Maria Luigia Redoli, balzata all'onore delle cronache 26 anni fa come la "Circe della Versilia": dopo aver scontato 24 anni di carcere per l’omicidio del marito, il tribunale di sorveglianza di Milano ha accolto la richiesta del suo avvocato concedendogli la liberazione condizionale. La donna, 76enne, era nel carcere lombardo di Opera dopo la condanna, insieme all’amante Carlo Cappelletti, per l’omicidio di Luciano Iacopi, avvenuto a Forte dei Marmi la notte del 17 luglio 1989. L’uomo, agente immobiliare, venne trovato ucciso con 17 fendenti in un lago di sangue nella sua abitazione, una villetta sulla via Provinciale del comune versiliese. A chiamare le forze dell’ordine fu la stessa moglie, quando rientrò a casa con i figli Tamara, allora 18 anni, e Diego, 14. Le indagini si concentrarono da subito su Cappelletti, all’epoca 23enne, carabiniere, amante della donna, e sulla Redoli, allora cinquantenne. I due furono ritenuti i responsabili del delitto, anche se in un primo momento ci fu l’assoluzione in primo grado a Lucca; l’appello, però, ribaltò la sentenza con l’ergastolo per entrambi, confermato poi dalla Cassazione. L’arresto definitivo avvenne nel settembre del 1991. Cappelletti sparò verso i colleghi carabinieri quando lo andarono a prelevare a casa.

Nei prossimi cinque anni la Redoli non potrà allontanarsi dal domicilio dalle 23 alle 6 del mattino. La donna, che nel frattempo si è sposata per la seconda volta, vivrà nella provincia pavese con la speranza di tornare sporadicamente a Forte dei Marmi.

"Contenta, ma molto tesa" alla notizia che avrebbe lasciato il carcere: l’avvocato Alessandro Maneffa, che ha assistito la Redoli nella richiesta di liberazione condizionale, definisce così lo stato d'animo della donna. "È stato un percorso molto lungo e accidentato e nell’ultimo anno era molto provata emotivamente, quasi tentata a rinunciare", spiega il legale, ricordando che la prima istanza era stata presentata nel 2012. "Allegati agli atti ci sono diverse relazioni psicologiche sul percorso personale e sulle condizioni della signora Redoli".

La "Circe" si era sempre professata innocente e aveva continuato a farlo anche dopo la sentenza definitiva. Le perizie, spiega ancora l’avvocato Maneffa, "indicano che la signora Redoli ha comunque raggiunto il massimo livello possibile di rielaborazione dei fatti". E nell’ordinanza di liberazione condizionale si sottolinea la "positiva evoluzione interiore maturata dalla Redoli nel corso dei lunghi anni di carcerazione ed il suo impegno profuso nell’attività lavorativa in carcere e di volontariato". La donna usciva dal carcere al mattino per rientrare la sera, dopo aver prestato attività di volontariato con una cooperativa di Cesano Boscone che assiste disabili psichici.

Tra i motivi a sostegno della richiesta anche l’età della donna, oggi 76enne, e del marito, conosciuto nel 2009, che ogni mattina l’accompagnava in auto dal carcere alla cooperativa e viceversa, guidando per 150 chilometri al giorno.

Commenti