Cronache

La Germania s'inchina all'islam: per strada il canto dei muezzin

Il via libera ai canti dei muezzin diffusi con altoparlanti dalle moschee è stato promosso dalla prima cittadina Henriette Reker in nome dell'"inclusione"

Colonia, via libera ai canti dei muezzin dalle moschee cittadine. È polemica

È esplosa la polemica in Germania per la decisione delle autorità di Colonia di autorizzare tutte e 35 le moschee cittadine, compresa quella più grande del Paese, a diffondere ogni venerdì tramite altoparlanti, come nelle nazioni islamiche, il "canto del muezzin". Per effetto di un accordo stipulato lunedì dal Comune e dalla comunità musulmana locale, gli altoparlanti dei luoghi di culto islamici del posto potranno diffondere l'azan, ossia la chiamata dei fedeli alle preghiere obbligatorie, da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio, avvertendo però anticipatamente condomini e attività commerciali presenti nelle vicinanze. Un'altra limitazione contenuta in quell'accordo riguarda il "volume non eccessivo" che andrà mantenuto dai canti diffusi dagli altoparlanti delle moschee.

Grande promotrice dell'intesa in questione, che durerà due anni e che cancella gran parte dei divieti previgenti in tema di canti dei muezzin, è stata il borgomastro di Colonia Henriette Reker. Lei, eletta nel 2015 come candidato indipendente, ha salutato il via libera all'azan in città come un segnale di "rispetto" verso la numerosa minoranza islamica residente nella metropoli. Per la prima cittadina, Colonia sarà ricordata da oggi in poi per la compresenza del suono delle campane della cattedrale gotica più grande del Nord Europa e gli appelli dei muezzin diffusi dalle tante moschee urbane. Secondo la Reker, l'allentamento delle restrizioni sulle emissioni sonore dei luoghi di culto musulmani tende a ravvivare l'essenza "inclusiva" di Colonia e chiunque contesti questa svolta "mette in discussione l'identità della città e la pacifica convivenza".

La decisione del borgomastro ha sì ottenuto l'apprezzamento dei residenti islamici, ma ha anche provocato feroci critiche da parte di testate e commentatori tedeschi. Daniel Kremer, giornalista del quotidiano Bild, ha infatti condannato la scelta della Reker denunciando il fatto che le moschee di Colonia non possono essere affatto considerate come un auspicio di tolleranza, poiché gran parte di quelle sono state finanziate dalla Turchia di Erdogan, poco incline a promuovere i valori democratici e l'uguaglianza. Kremer ha quindi tuonato: "È sbagliato equiparare il canto del muezzin al suono dele campane. Le campane sono un segnale che aiuta anche a leggere l'ora, mentre il muezzin grida 'Allah è grande!' e 'Attesto che non c'è altro Dio all'infuori di Allah.' Questa è una grande differenza".

Ahmad Mansour, studioso dei processi di integrazione etnica, ha poi uleriormente stroncato la tesi della Reker per cui la diffusione a Colonia del canto del muezzin sarebbe un inno alla diversità. A detta del'esperto, l'azan sarebbe in realtà una "dimostrazione di forza", precisando in seguito ai giornalisti della Bild: "Non si tratta di 'libertà religiosa' o 'diversità', come sostiene il sindaco Reker. I responsabili di una moschea vogliono visibilità. Celebrano il muezzin come una dimostrazione di potere sui loro quartieri". Contro la scelta del Comune di Colonia ha quindi preso posizione il partito Csu, che, per bocca del Vicesegretario generale Florian Hahn, ha affermato che i canti dei muezzin "non fanno parte della nostra tradizione occidentale".

Colonia non è l'unica città in Germania, Paese con una minoranza islamica composta da circa 4 milioni e mezzo di persone, ad autorizzare le moschee a diffondere l'azan.

Svolte analoghe sono state operate già negli anni Novanta dalle autorità di Gelsenkirchen e Düren, città ubicate nel Nordreno-Vestfalia.

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