Il colpo di remi di Bisteccone che porta la sua malattia in tv

Il colpo di remi di Bisteccone che porta la sua malattia in tv

Bisteccone è riapparso in tv. Lo ha voluto la sua amica di ieri e di sempre. Mara Venier ha abbracciato Giampiero Galeazzi e la memoria è andata a un tempo che ormai è remoto, troppo lontano, però mai dimenticato. Perché Giampiero sta seduto in una sedia a rotelle, rotondo e gonfio come è stata rotonda e gonfia la sua professione, la sua carriera e la sua vita, oggi costretta alla sofferenza, perché la malattia non concede il podio, sottrae la voce, ferisce un uomo che Lina Wertmuller avrebbe voluto nella parte di un imperatore. E massimo sovrano, Giampiero è stato, raccontando le gesta di Antonio e Carmine, gli Abbagnale più Galeazzi, l'Italia che vogava e gli italiani a casa o nei bar, tutti in piedi, gli ultimi metri sull'acqua erano la nostra sfida al resto del mondo, l'unità nazionale raccolta nei remi, ogni metro una fetta di vita, trenta, quaranta i colpi al minuto della pala. La voce di Giampiero saliva, cresceva, montava nell'urlo finale, la vittoria, la medaglia, il tricolore a sventolare più in alto di tutti. Era più stanco dei fratelli in barca, eravamo sfiniti anche noi. E poi l'aristocrazia del tennis, narrato con la complicità furbastra di Adriano Panatta, roba de Roma e de noantri, meno specialistica e raffinata della coppia Clerici-Tommasi, però più verace e genuina. Così le interviste del calcio, negli spogliatoi fumanti, fradicio di sudore e innaffiato dallo champagne per lo scudetto di Maradona, per il titolo conquistato da Platini, per il mondiale di Paolo Rossi e Dino Zoff, Giampiero in campo, tra calciatori festanti e lacrime e maledizioni, quando il giornalismo era immediato, cronaca vera, di sudore e di sonni ritardati, notti magiche e lunghissime, vissute nei bordelli e sui marciapiedi di mezzo mondo, lui e Beppe Viola, lui e Sandro Ciotti, lui ed Enrico Ameri, lui e Nando Martellini, lui e Bruno Pizzul, storia grandiosa di cronisti, di inviati, l'intelligenza prestata alla Rai e poi, volgarmente, messa da parte, dimenticata, per fare posto ai nuovi mostri che parlano, dicono, riferiscono e non sanno più narrare, il racconto non è richiesto, l'affabulazione è scomparsa.

Giampiero, commosso, emozionato, quasi smarrito, ha tremato nella voce e in quel corpo enorme e fragile, quando Mara Venier lo ha abbracciato come si fa con un nonno e con un bambino, spolverando la memoria dei cinque anni di avventura a Domenica in, quando Bisteccone cantava, ballava, travestito da pupazzo di peluche. Un giorno Giampiero decise di mettersi a dieta e provò il regime alimentare e militaresco di Chenot. Tornò da Merano e si presentò, a Roma, agli amici del circolo canottieri: «So' stato da Chenot, se vede?» e il più perfido dei suoi sodali lo stese: «Te lo sei magnato?». Fotogrammi bellissimi, serate milionarie, ospite d'onore nelle discoteche di ogni dove, a parlare di gol e smash, i retroscena di un rigore, di un arbitro, di un lungolinea. Antologia. Oggi il racconto è amaro, malinconico, grigio.

Giampiero ha accennato, con difficili parole, quello che lo attende, gli ultimi cinquanta metri, il rettilineo prima del traguardo, a settantadue anni, la sfida al male, un colpo di remo per ribadire un abbraccio alla vita che molto gli ha dato e oggi, in silenzio, gli sta rubando.

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