Concordia, lo Stato chiede 37 milioni di danni

Presidenza del Consiglio e Ministeri si sono costituiti parte civile nel processo. Schettino: "Ci metto la faccia". I pm chiedono proroga per indagini

Il relitto della Costa Concordia
Il relitto della Costa Concordia

Sono 37 milioni di euro i danni chiesti dallo Stato italiano per il naufragio della Costa Concordia. Tanto ha chiesto l'Avvocatura che rappresenta Presidenza del Consiglio e Ministeri di Ambiente, Trasporti, Economia, Interni e Difesa (costituitisi parti civili) durante l'udienza preliminare in corso a Grosseto.

Nel dettaglio, per la Presidenza del Consiglio dei ministri la stima dei danni è di 10 milioni di euro subiti dall’Italia come danno all’immagine internazionale, mentre il Ministero dell’Ambiente (che non è stato ammesso come parte civile) ha chiesto 11,5 milioni di euro per i danni ambientali e 792 mila euro per i costi di bonifica e di intervento anti inquinamento dopo il naufragio. 5 milioni di danni a tutela dell’immagine sono stati chiesti anche dal Ministero delle infrastrutture e trasporti più un altro milione e 700 mila euro circa per le spese sostenute nei primi tempi dell’emergenza. Riguardo agli altri Ministeri, la difesa ha stimato il danno in 1,9 milioni di euro, gli interni 4,2 milioni, economia e finanze 262 mila euro circa. Altri 2,2 milioni di euro sono i danni chiesti per le attività del Commissario delegato all’emergenza.

Questa mattina al processo c'era solo Francesco Schettino degli indagati. "Ci devo mettere la faccia. Per correttezza e rispetto nei confronti di tutti", ha detto l'ex comandante della nave prima di entrare in aula. "È ridicolo che Costa Crociere chieda di essere parte civile nel processo per la perdita della nave", ha aggiunto il suo legale, "Il danno è già stato risarcito dalle assicurazioni con 500 milioni di dollari, circa 380-390 milioni di euro, nel maggio 2012".

Il gup Pietro Molino ha però ammesso la Costa Crociere come parte civile nel processo, insieme a tutti i naufraghi e alle altre persone fisiche che hanno fatto richiesta, mentre

non ha ammesso il Ministero dell’Ambiente, il Wwf, l’Enpa, il Centro Diritti cittadini e Utenti Trasporti Marittimi. Il procuratore Francesco Verusio ha però chiesto la proroga delle indagini su presunti reati ambientali.

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