Cronache

Corinaldo, la mamma di una delle vittime: "Sfera Ebbasta non ci ha mai telefonato"

Donatella Magagnini ha ricordato il figlio 16enne che ha perso la vita schiacciato dalla calca nella discoteca marchigiana: "Il cantante? Aveva scritto una lettera dove si diceva addolorato ma poi non ha fatto niente. Si è fatto solo le stelline e poi basta"

Corinaldo, la mamma di una delle vittime: "Sfera Ebbasta non ci ha mai telefonato"

Suo figlio ha perso la vita la notte tra il 7 e l'8 dicembre all'interno della discoteca "Lanterna azzurra", a Corinaldo, mentre stava aspettando che iniziasse il concerto del trapper Sfera Ebbasta. E oggi, a distanza di quasi un anno, Donatella Magagnini, madre 39enne di Daniele Pongetti, una delle sei vittime della strage del locale, morto schiacciato dalla calca generata dall'allarme per l'utilizzo di uno spray urticante al peperoncino, parla proprio dell'artista milanese. Secondo quanto riportato da Fanpage, la donna, ricordando la scomparsa sel figlio, avrebbe lamentato il silenzio del cantante.

"Sfera non ci ha mai telefonato"

La madre, a un anno dalla tragedia, ha spiegato di non essere arrabbiata soltanto con il famoso trapper, ma di essere risentita con l'organizzazione di quell'evento. Ma sul cantante ha ribadito: "Mi ha dato fastidio il fatto che lui, essendo un personaggio così famoso, fosse andato a una serata del genere alla Lanterna. Lui non ha fatto niente, è tornato indietro quando ha saputo quello che era successo ed è finito lì. Ha scritto questa lettera in cui diceva che si chiamava Gioanata, che era molto addolorato e che si metteva a disposizione per qualsiasi cosa. Poi basta. Non ci ha mai telefonato. Si è fatto le stelline ma non ha fatto niente".

"Paghi chi ha sbagliato"

La madre ha dichiarato di essere "molto arrabbiata" anche con lui e sulla questione delle responsabilità da individuare è stata perentoria: "Non ci si può rassegnare ad aver perso un figlio. Voglio che chi ha responsabilità paghi perché queste cose non devono più succedere". La donna non si è rivolta soltanto al cantante milanese, ma si è rivolta anche ai ragazzi della banda dello spray: "Nonostante avessero saputo che era successo, questi ragazzi hanno continuato a fare queste cose. Li porterei a far vedere dove sono i loro coetanei adesso, ma non so se poi abbia effetto su di loro".

L'ultimo incontro con la madre

Daniele Pongetti era una delle sei vittime che, in quel locale, ha perso la vita schiacciato dalla folla che tentava di uscire dalla discoteca. In base alla ricostruzione della madre, quel giorno, l'adolescente era stato accompagnato da lei a Senigallia dopo una visita: "Non vedeva l'ora di partire per la serata. Mi ricordo che poi l'ho accompagnato in città, dove avrebbe dovuto incontrarsi con gli amici per prendere la navetta per andare alla Lanterna. Gli avevo fatto le solite raccomandaziini, di chiamarmi quando tutto fosse finito. Quella è stata l'ultima volta che l'ho visto".

Il racconto dell'incidente

Poi, però, come raccontato dalla madre, durante la serata una chiamata dell'altra figlia, Debora, che aveva provato a cercare il fratello dopo aver sentito dell'incidente in discoteca. Lui, però, non rispondeva. Poi altre telefonate tra genitori e la notizia che Daniele era coinvolto e sembrava grave. "Avevo un presentimento che fosse successo qualcosa di strano, anche perché lui era solito chiamare per ogni minimo spostamento", ha continuato la donna, che poi ha raggiunto subito il locale a Corinaldo.

Il riconoscimento da una scarpa

"Ho chiesto ai ragazzi che incontravo cosa fosse successo e loro mi dicevano che avevano spruzzato dello spray al peperoncino. Provavo a chiedere di Daniele ma nessuno mi sapeva dire niente. Poi mi sono accorta che c'era una transenna e che a terra c'erano i ragazzi morti coperti dalle lenzuale", ha spiegato la donna, che al quotidiano ha raccontato di aver riconsociuto il figlio deceduto soltanto grazie alle sue calzature. "Quando mi hanno fatto passare (i carabinieri, ndr) ho forse riconsociuto meglio la scarpa, perché lui era in condizioni pietose.

Era irriconoscibile".

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