Uno dei termini che, in particolar modo dopo il primo allentamento della stretta chiusura del Paese dovuta all'emergenza Coronavirus, sta entrando maggiormente nel nostro "dizionario" è R0, ovvero il "numero di riproduzione di base", quel parametro che indica, cioè, il numero medio di infezioni secondarie causate da un individuo già infetto.
Termine che, come specificato però dall'Istituto superiore di sanità, dovrebbe essere indicato correttamente con la sigla Rt e non più R0, dato che quest'ultimo è applicabile esclusivamente alle fasi iniziali di un'epidemia: un parametro salito fino addirittura a quota 3 nelle regioni del nord Italia, con un individuo (già infetto) in grado di contagiarne mediamente altri 3. Rt, invece, è il medesimo parametro applicato in fasi successive alle misure di lockdown. Ecco perchè scendere al di sotto della soglia dell'1 (cioè potenzialmente meno di un contagio da parte di un infetto) pare un dato incoraggiante: lo stesso dato che aveva fatto esultare il vicepresidente della regione Lombardia Fabrizio Sala: "Il nostro R0 per il Coronavirus è 0,75, sotto la media nazionale che è dello 0,80", aveva detto nella giornata di ieri per sottolineare l'importanza del sacrificio fatto e la necessità della ripartenza delle attività.
Resta da stabilire, e non è certo di secondaria importanza, che livello di affidabilità possa avere questo parametro, e gli stessi epidemiologi tendono a non prenderlo come un assioma."Dietro questo benedetto R0 c’è una tale complessità previsionale che siamo un po’ come i meteorologi", rivela il dott. Alessandro Vespignani, come riportato da "Il Corriere". Ad interferire sulla qualità del dato, infatti sono almeno due parametri, per primo il numero di tamponi effettuati: maggiore è il numero delle verifiche effettuate sui cittadini e minore risulta consequezialmente il margine di errore. Il secondo parametro che non si può trascurare e che è pressochè impossibile da rilevare con precisione è quello rappresentato dagli asintomatici.
Il parametro Rt può diminuire, e scendere sotto l'1, per la concomitanza di due fattori, vale a dire: "La mancanza di contatti tra persone, e quindi grazie al lockdown e perché aumenta il numero degli immuni, da guarigione spontanea", riferisce il dott. Stefano Merler, epidemiologo della fondazione Kessler. "Se sei a 0,5 puoi permetterti anche di raddoppiare i contagi. Fermo restando che non esiste una formula magica", aggiunge ancora. "Verificheremo in pochi giorni un eventuale aumento, che comunque sarà contenuto. A quel punto si potrà intervenire a livello regionale, provinciale e per aggregati di Comuni", dice il dott. Merler valutando la possibilità di una nuova diffusione del Coronavirus.
Secondo i dati diffusi dall'Iss, tutte le regioni sono riuscite a scendere sotto la soglia dell'1 al 30 aprile 2020. La più alta è quella del Molise (0,84), anche se bisogna comunque considerare il fatto che sia il territorio con meno contagi in assoluto (301), meno contagi attivi (177) e morti (22). La soglia consigliabile prima di poter rivedere la possibilità di spostamenti interregionali è un Rt allo 0,2: il problema è che al di sotto di essa c'è solo l'Umbria (0,19).
Poco al di sopra ci sono invece la Basilicata (0,32), Trento (0,42), la Calabria e la Valle d'Aosta (0,52). Veneto e Lombardia si attestano allo 0,53, Abruzzo a 0,55, Friuli Venezia Giulia e Bolzano a 0,61, Lazio a 0,62, Sicilia e Toscana a 0,64, Sardegna a 0,66, Emilia Romagna a 0,72, Piemonte a 0,75, e Puglia a 0,78.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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