In Italia la diffusione dell'epidemia di Covid-19 sembrerebbe aver leggermente frenato la sua corsa. Eppure è ancora presto per cantare vittoria. Guai ad abbassare la guardia, perché il rischio è quello di tornare al punto di partenza, vanificando tutti gli sforzi fatti fino a questo momento. Insomma, la situazione è ancora complicata. Per capire cosa dobbiamo aspettarci nell'imminente futuro e perché il nostro Paese ha dovuto pagare un prezzo così elevato, abbiamo intervistato il Prof. Alessandro Miani, docente di Prevenzione Ambientale alla Statale di Milano e e Presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA).
Partiamo dagli attuali numeri italiani. I dati sui nuovi casi, seppur sottostimati, inducono a pensare a un ammorbidimento della curva epidemiologica. Il virus sta davvero frenando la sua corsa?
Probabilmente è stato raggiunto il picco e siamo in una fase di plateau, dove abbiamo giorni in cui i numeri scendono un po' e altri in cui salgono sempre di poco. Siamo nella fase che anticipa l'inizio della discesa. Le azioni di contenimento hanno giocato un ruolo importante nel portarci a questa situazione. Però una ripresa troppo accelerata e senza precauzioni potrebbe far ripartire il tutto. Il virus è in ambiente, non l'abbiamo sconfitto. La stagione calda potrà probabilmente rendere meno virulenta la sua corsa. Però, finché non avremo un vaccino o una terapia in grado di farci guarire nel momento in cui ci ammaliamo, la situazione non potrà tornare alla normalità.
Al di là dei pazienti infetti preoccupano le cifre sui decessi. Perché l'Italia ha pagato un prezzo così elevato?
Circa il 50% dei decessi avvenuti in Italia si è registrato in Lombardia. Se sommiamo anche quelli avvenuti nelle altre regioni del nord Italia arriviamo circa all'80% del totale. A pagare un prezzo elevato non è stato tutto il Paese ma soprattutto l'area della Pianura Padana. A mio avviso questo è accaduto per vari fattori. Intanto in Lombardia il numero di ultra 80enni è il più elevato d'Italia, un numero, tra l’altro, in continuo aumento nell'Italia settentrionale rispetto al centro e sud Italia. Dopo di che l'Italia è il primo Paese in Europa per numero di decessi prematuri per inquinamento atmosferico, e l'inquinamento atmosferico si trova soprattutto al Nord. La conformazione geografica della Pianura Padana, inoltre, impedisce una ventilazione corretta e comporta un ristagno d'aria. Come se non bastasse, una popolazione più anziana ha una serie di co-patologie in corso. Per giunta, chi risiede in territori altamente inquinati è più facile che possa avere infiammazioni acute o croniche a livello delle vie respiratorie. Essendo il Covid-19 un virus infettivo che interessa le vie respiratorie e polmoni, chi già è più fragile ha maggiori possibilità di andare incontro alla terapia intensiva e alla morte prematura.
Da un punto di vista scientifico il lockdown attuato dal governo sta funzionando? Era la scelta giusta da fare?
Il lockdown lo hanno fatto più o meno tutti i Paesi e sta portando dei risultati. Noi come come SIMA, insieme alla Cattedra UNESCO Educazione alla Salute e Sviluppo Sostenibile, a febbraio avevamo lanciato un appello al governo. Pensando al peggio, chiedevamo dei percorsi alternativi stabili dove far convogliare i Covid-19 per evitare un eventuale intasamento del sistema sanitario nazionale (che poi c'è stato). Chiedevamo inoltre di proteggere con Dpi di buona qualità tutto il personale e le prime linee. L'appello non è stato ascoltato. Adesso alcune regioni in maniera molto virtuosa, come la Lombardia, sono riuscite a creare molti posti in terapia intensiva. Altre si stanno attrezzando. Ecco, su questo si poteva fare qualcosa in più. Di fronte a una pandemia così importante possiamo dire che a tutti i livelli si é forse un pò sottovalutato quanto stava accadendo in Cina e non ci si aspettava "la bomba" che poi abbiamo subito.
Alcuni imputano al governo un'iniziale sottovalutazione del Covid-19. L'Italia avrebbe potuto ritrovarsi in una situazione migliore di adesso se si fosse mossa in anticipo?
Ci siamo trovati in affanno per una mancata previsione che ha reso, soprattutto all'inizio dell'epidemia italiana, difficile l'approvvigionamento dei Dpi di buona qualità, di respiratori e unità di terapia intensiva. Fare scorte quando l'epidemia era ancora solo in Cina, a mio parere, avrebbe reso la situazione più gestibile e avrebbe consentito alle prime linee di evitare o di molto ridurre le numerose vittime registrate.
A proposito dell'Europa, quali sono i Paesi che torneranno prima alla normalità?
Alcuni Paesi si dichiarano pronti a riaprire e lo faranno prima dell'Italia ma stiamo parlando di operazioni ad alto rischio. Nel momento in cui il virus è in ambiente, è difficile prevedere come possano andare le cose. Dipende dal grado di cultura dei singoli cittadini dei singoli Stati, dalla capacità di rispettare le regole di distanziamento e sicurezza, dall'utilizzo dei prodotti di alta qualità nei dispositivi di protezione individuale e anche dall'uso, in ambienti chiusi, di sistemi di purificazione in grado di abbattere ed eliminare il virus. Non ultimo influisce anche la capacità di monitorare attraverso test rapidi - piuttosto che tamponi - l'andamento complessivo dei contagi. É importante fare controlli periodici su tutta la popolazione che tornerà gradualmente al lavoro. Serve insomma avere un quadro chiaro della reale estensione del contagio. Ci vorrà una riapertura lenta, progressiva e accompagnata da regole stringenti.
Torniamo in Italia. Una volta terminato il lockdown che cosa accadrà?
Il governo ha una grande responsabilità. Una cosa è fare ripartire l'economia, intesa come aziende, attività produttive e commercio. Altra cosa è pensare alle nostre vacanze, al nostro piacere e al nostro divertimento. Il turismo e lo sport sono due ambiti che incidono in maniera pesante sull'economia nazionale, ma rischiare di tornare indietro vuol dire avere danni non solo in termini di salute ma anche economici. Conviene pensare a una riapertura a step lenti, altrimenti tra qualche mese rischiamo di ritrovarci nuovamente bloccati come oggi.
Capitolo turismo. In estate sarà possibile spostarsi all'interno del Paese per andare in vacanza? E per le vacanze all'estero?
Prima che il turismo internazionale torni in Italia e prima che noi italiani potremo tornare all'estero, bisognerà probabilmente aspettare ancora un bel po'. E per un bel po' intendo fino a quando avremo un vaccino o farmaci molto efficaci nel contrastare la malattia. Per quanto riguarda il turismo interno, anche qui dare una risposta certa è difficile. Forse potremo spostarci ma mi auguro che questo verrà fatto con tutte le dovute attenzioni.
A suo avviso riusciremo a trovare un vaccino per sconfiggere definitivamente il Covid-19? E al momento quali sono le terapie che stanno avendo maggiore successo nella lotta contro il Covid-19?
Al momento si stanno sperimentando farmaci che venivano usati per curare altre patologie e virosi. Gli studi sono attualmente in corso e ci auguriamo tutti che un nuovo farmaco possa portare benefici fin dall'inizio della malattia.
Per quanto riguarda il vaccino, alcuni vaccini sono già in sperimentazione sull'uomo e altri sugli animali, pronti a breve alla sperimentazione umana. L'augurio è che si possa arrivare entro la fine dell'anno, o all'inizio del prossimo, con un vaccino validato e pronto per essere distribuito a livello mondiale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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