Roma - Il premio «universale» per i dirigenti della pubblica amministrazione è una delle poche, incrollabili certezze italiane. Punteggi massimi e superbonus assicurato, con quella parte di retribuzione che dovrebbe essere vincolata al risultato incassata quasi inevitabilmente per intero.
Il nuovo caso - l'ennesimo - scoppia in Regione Emilia Romagna. Sì, perché anche con la nuova giunta l'ente di viale Aldo Moro promuove tutti i dirigenti (compresi i 16 direttori generali, con stipendi da 100-120mila euro) con il massimo dei voti assegnando premi di risultato compresi tra 14mila e 22mila euro. I bonus - pubblicati sul portale della Regione, alla voce «Amministrazione trasparente» - scatenano le ire dell'opposizione. Ma per l'assessore all'Organizzazione, Emma Petitti non siamo di fronte ad anomalie.
«Per ogni direttore sono stati analizzati i parametri di performance, valutando le singole prestazioni in relazione agli obiettivi assegnati.
La valutazione del lavoro svolto dai direttori è stata individuale, verificata da un organismo indipendente di valutazione, terzo rispetto alla struttura regionale. Le retribuzioni di risultato, considerata quella di 30mila euro la quota massima raggiungibile, era attestata in un range compreso tra 23.760 e 14.483 euro nel 2013 e tra 22.410 e 15.770 euro nel 2014». Inoltre tabelle alla mano, aggiunge l'assessore, «la retribuzione dei direttori della Regione nel rapporto Pil/popolazione è, assieme alla Toscana, la più bassa in Italia».
L'opposizione, naturalmente, è di tutt'altro avviso. «I premi, purtroppo, sono diventati una sorta di integrativo contrattuale» spiega Galeazzo Bignami, combattivo consigliere di Forza Italia. «I premi sono stati assegnati anche ai dirigenti che hanno compiuto errori nella vicenda Terre Emerse o a chi non è stato rinnovato.
Alla riapertura del consiglio presenteremo un progetto di legge per rivedere il meccanismo, anche perché anche il comitato dei saggi - che collabora alla valutazione - si è rivelato soltanto una foglia di fico. Il punto è: perché se vengono premiati tutti sempre e comunque un dirigente davvero bravo e capace dovrebbe continuare a dare il meglio?».
Sulle barricate sale anche la Lega, con il capogruppo del Carroccio Alan Fabbri, ex candidato alla presidenza della Regione per il centrodestra. «Il governatore Bonaccini si dimostra in linea con la triste tradizione del Pd di sprechi e privilegi. E per fortuna che aveva annunciato un giro di vite!».
«La notizia dei maxipremi a pioggia a tutti i dirigenti è uno scandalo che grida vendetta al cospetto dei tanti emiliano-romagnoli che hanno perso il lavoro e sono costretti a pagare le tasse per mantenere i privilegi di pochi» attacca Fabbri. «L'apparato burocratico ha messo in scacco la politica. Premiare tutti allo stesso modo è fare un torto a chi realmente eccelle, uno schiaffo alla meritocrazia, quella vera.
Ma è uno schiaffo innanzitutto ai cittadini, piegati dalla crisi e vessati di tasse. Nel settore privato privilegi come quelli concessi ai dirigenti pubblici sono e rimangono utopia: il Palazzo non può farsi beffa di questo.
Nel mondo reale la crisi brucia e il Pd se ne sta fregando. I soldi dei superpremi vadano ai disoccupati.Anzi istituiamo un unico premio (con enormi risparmi per le casse pubbliche) al dirigente pubblico dell'anno che si è distinto su tutti».
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