Cronache

Strage ferroviaria a Viareggio, Moretti condannato a 7 anni

La strage del 29 giugno 2009 fece 32 vittime. Condannati anche Michele Mario Elia, al tempo ad di Rfi, e Vincenzo Soprano, ex ad di Trenitalia. Il legale di Moretti: "Sentenza populista"

Strage ferroviaria a Viareggio, Moretti condannato a 7 anni

Centocinquanta anni di carcere sono stati inflitti complessivamente a 23 dei 33 imputati per la strage di Viareggio. In 10 sono stati assolti. Condannato a 7 anni Mauro Moretti (oggi presidente di Leonardo-Finmeccanica), solo in quanto ex amministratore delegato di Rfi, dal luglio 2001 al settembre 2006. Assolto, invece, dalle accuse in quanto ex ad di Ferrovie, incarico che ricopriva al momento della strage. I pm per lui avevano chiesto16 anni di reclusione. Assolte anche le società Ferrovie holding e Fs Logistica. Sette anni e mezzo di carcere sono stati inflitti a Michele Mario Elia, ad di Rfi all'epoca dei fatti e Vincenzo Soprano, ex ad di Trenitalia.

"Registro come scandaloso l'esito del processo e rilevo il frutto del populismo che trasuda dalla sentenza". È questo il commento a caldo dell'avvocato Armando D'Apote, difensore di Moretti e di Ferrovie dello Stato. Un giudizio negativo solo in parte mitigato "dalla parziale soddisfazione per l'assoluzione di Mauro Moretti nella sua veste di amministratore di Fs e di Ferrovie dello Stato"

Chiedono tempo i parenti delle vittime. "Il dispositivo della sentenza è troppo complesso - ha spiegato Marco Piagentini, presidente dell'associazione "Il Mondo che vorrei", che nel disastro ferroviario ha perso la moglie e due figli -, noi non siamo avvocati né giuristi, ma padri, madri, mariti, fratelli e sorelle. Non sappiamo perché da 16 anni per Moretti si sia passati a 7. Sappiamo che c'è una condanna che dimostra che nel sistema di sicurezza di Ferrovie dello Stato qualcosa non funziona. Noi lo sapevamo già e lo diciamo da sette anni. Lasciateci il tempo di capire che cosa sia successo perché noi non lo abbiamo capito". Poi ha aggiunto: "Faccio appello al presidente del consiglio, affinché si muova contro la prescrizione: il nostro dolore non va in prescrizione"

La decisione di primo grado pronunciata dal Tribunale di Lucca arriva dopo sette anni e sette mesi, 140 udienze e 8 mila pagine di faldoni processuali. Trentadue persone sono state uccise mentre dormivano tranquillamente nelle loro case, mentre provavano a scappare. Erano uomini donne e bambini innocenti.

Mancavano pochi minuti alla mezzanotte del 29 giugno del 2009, un treno composto da 14 cisterne cariche di gas liquido gpl entrò alla stazione di Viareggio a 90 chilometri orari. Un asse sotto a un vagone si ruppe, la cisterna deragliò e si rovesciò. I macchinisti riuscirono a fermare il convoglio e a lanciare l’allarme. Ma era già troppo tardi: il gpl azzurrino raggiunse le abitazioni. Ci fu una violenta esplosione, poi solo fiamme e distruzione. I sopravvissuti portano addosso i segni di tutto quel dolore e quella sofferenza.

Assenti in aula, al momento della lettura della sentenza, quasi tutti e 33 gli imputati eccellenti, accusati, assieme a nove società, in gran parte della “famiglia” Ferrovie dello Stato, a vario titolo di disastro ferroviario colposo, omicidio colposo plurimo, incendio colposo. Per loro la procura aveva chiesto complessivamente più di 250 anni di carcere.

Presenti, invece tra il pubblico, i familiari delle vittime che, come in tutte le altre udienze, hanno lasciato vuote 32 sedie in prima fila dove sono state sistemate le magliette bianche con le foto delle vittime.

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