Cronache

L'ultima assurda critica all'enciclica del Papa: "Dire fratelli discrimina"

Le polemiche ruotano intorno a "Fratelli Tutti", il titolo dell’enciclica che, secondo alcuni, è da considerarsi poco inclusiva perché non tiene conto delle donne

L'ultima assurda critica all'enciclica del Papa: "Dire fratelli discrimina"

Quella portata avanti contro Papa Francesco negli ultimi giorni la si potrebbe definire come la "battaglia del lessico". Non si tratta, però, di scontri inerenti temi di spiritualità o di politica, quest’ultimo un terreno molto battuto dal Pontefice con i suoi numerosissimi interventi sulla delicata questione immigrazione, bensì di una serie di forti critiche nei confronti di Bergoglio per l’uso considerato discriminatorio di alcuni vocaboli. Al centro della "battaglia" vi è l'enciclica "Fratelli Tutti" che il Papa firmerà ad Assisi il 3 ottobre. Non si dibatte sul contenuto del documento dedicato alla pandemia di coronavirus. A finire nell’occhi del ciclone è il temine "fratelli".

Il fuoco alle polveri lo hanno dato donne che si battono per un linguaggio meno discriminatorio e per la parità di diritti, dentro e fuori la Chiesa. Secondo diverse teologhe, opinioniste, accademiche e anche gruppi femminili la parola scelta da Bergoglio è da considerarsi poco inclusiva visto che non tiene conto del mondo delle donne che rappresenta la "spina dorsale della Chiesa".

Come ricorda Il Messaggero, il titolo scelto è tratto da uno scritto di San Francesco ed è uguale per tutte le lingue. Eppure a molte non è piaciuto in quanto sembra rivolgersi solo al mondo maschile. In realtà non è così. Negli intenti del Papa il termine "fratelli" comprende ogni essere umano tanto che va inteso in senso estensivo a chi è legato ad altri da un vincolo di affetto, di carità e solidarietà e da comunanza di Patria. Nessuna volontà di escludere le donne o metterle in secondo piano. Il mancato riferimento alle “sorelle”, però, ha scatenato un diluvio di critiche, soprattutto sui social.

La teologa inglese Tina Beattie ha denunciato quello che definisce essere il solito linguaggio non inclusivo. Sulla stessa lunghezza d’onda Paola Lazzarini, presidente di "Donne Per La chiesa" (associazione che appartiene alla Catholic Women's Council), una realtà globale che lavora per il pieno riconoscimento della dignità e dell’uguaglianza tra i sessi nella Chiesa cattolica. "Chissà se qualcuno farà notare al Papa che le donne non possono essere fratelli e che questo linguaggio ci esclude", ha scritto la Lazzarini su Twitter. Quest’ultima, per supportare il suo pensiero, ha riportato un parere della Crusca sul termine di fratellanza specificando che in certi casi sarebbe stato meglio parlare di sorellanza, perché “più appropriato”.

Sul britannico "The Tablet" Lizz Dodd si è spinta oltre invitando Papa Francesco a "rompere con la tradizione e chiamare l'enciclica con qualcosa di diverso dalla sua frase di apertura (…) Il fatto che questo titolo sia riuscito a superare il processo di editing mi suggerisce che nessuna donna sia stata consultata o che le donne hanno sollevato preoccupazioni che sono state trascurate". La sua idea è quella di inserire nel titolo la parola "sorelle" acconto a quella di "fratelli": "Sarebbe un gesto verso le donne che sono la spina dorsale della Chiesa da millenni, sebbene esclusa. Significherebbe sentirci dire che il nostro bisogno di sentirci incluse nella casa viene prima dei giochi linguistici. Cambiare titolo sarebbe come se Francesco dicesse: vi vedo". Un concetto poi ribadito anche in un podcast realizzato per "The Tablet" nel quale rimarca che il titolo è un "errore" che distoglierà l'attenzione dal messaggio più importante della nuova enciclica.

In Vaticano, invece, non si vuole dare troppo spazio a questo genere di polemiche. Vatican News, il sistema di informazione della Santa Sede, attraverso il direttore editoriale Andrea Tornielli ha precisato: "Fraternità e amicizia sociale, i temi indicati nel sottotitolo, indicano ciò che unisce uomini e donne, un affetto che si instaura tra persone che non sono consanguinee e si esprime attraverso atti benevoli, con forme di aiuto e con azioni generose nel momento del bisogno. Un affetto disinteressato verso gli altri esseri umani, a prescindere da ogni differenza e appartenenza. Per questo motivo non sono possibili fraintendimenti o letture parziali del messaggio universale e inclusivo delle parole “Fratelli tutti”".

Sulla questione è intervenuto anche Niklaus Kuster, frate cappuccino svizzero laureato in teologia e noto studioso di san Francesco, che sullo stesso sito ha ricordato che anche Francesco d’Assisi con quella parola si rivolge a tutti i credenti, uomini e donne, nel mondo intero.

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