Dovete salvare la razza "Rosa"

Mi auguro che si riprenda il controllo su un quartiere dove vige l'illegalità

Dovete salvare la razza "Rosa"

Questa è una lettera aperta alle autorità milanesi, ma penso che il contenuto possa interessare anche oltre i confini della città. Mi rivolgo al prefetto Luciana Lamorgese, al sindaco Beppe Sala, all'arcivescovo Mario Delpini e a tutti coloro che si occupano con ruoli di responsabilità e a vario titolo di Milano e dei suoi cittadini.

Conoscendo le vostre idee, immagino che siate rimasti quantomeno perplessi di fronte alle parole di Attilio Fontana, candidato governatore della Lombardia per il centrodestra, sulla necessità di «difendere la razza bianca» dall'immigrazione incontrollata. Come sapete, il dibattito che ne è seguito si è sviluppato attorno all'uso improprio della parola «razza» (scritta in Costituzione ma per i più fuorilegge) e sulla pericolosità del populismo. Insomma, chiacchiere da salotto tra politici, giornalisti e presunti intellettuali. Io con questa lettera vorrei riportarvi ai fatti. In particolare a un fatto che da qualche giorno stiamo raccontando su questo Giornale. Riguarda un'anziana signora milanese (per tutelarla l'abbiamo chiamata Rosa) che abita, o meglio abitava, in un monolocale nel quartiere Case bianche, zona Linate, noto perché tappa della recente visita di Papa Francesco a Milano. Alla vigilia di Natale, Rosa, 70 anni, è stata ricoverata in ospedale e pochi giorni dopo la sua casa, con dentro tutti i suoi effetti personali, è stata occupata da 6 immigrati senegalesi in un primo tempo, e da altri signori poi, lì indirizzati da un capo famiglia rom noto per gestire il racket delle occupazioni abusive.

Egregi signori. È passato quasi un mese, ma nonostante l'allarme lanciato dai vicini e dai volontari di zona nulla è successo. La casa della signora Rosa, completa di arredamento, è passata da bene pubblico (assegnato a una cittadina italiana che aveva i requisiti per abitarla) a bene privato della mafia immigrati-zingari. E si aggiunge agli altri (circa) 100 alloggi (su 477) che in quei casermoni avevano già fatto il «passaggio di proprietà».

Non sappiamo se, quando e in che condizioni la signora Rosa potrà lasciare l'ospedale. Quello che è certo è che in ogni caso non potrà tornare a casa sua perché lo Stato, cioè in qualche modo tutti voi, non l'avete tutelata in un suo diritto primario. Per quante spiegazioni o giustificazioni possiate darci, resta il fatto che un pezzo di città benedetto personalmente dal Papa è fuori dal controllo dello Stato, una zona franca in mano alla criminalità di importazione.

Io mi auguro, a costo di impiegare l'esercito se necessario, che si riprenda velocemente il controllo sulla casa (pubblica) della signora Rosa e su un quartiere dove vige l'illegalità, nel quale un boss sinti si è autoproclamato sindaco.

Se così non fosse e sarebbe gravissimo abbiate almeno l'onestà di ammettere che Attilio Fontana ha detto una sacrosanta verità: chi difende la razza bianca? O se preferite essere politicamente corretti: chi difende la «razza Rosa», intesa come la massa silenziosa di tutti quegli italiani, spesso anziani e non abbienti, che sono sotto attacco nei loro diritti mentre nessuno fa niente.

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