Un contratto di governo giallorosso dopo quello gialloverde? Chissà se il giorno della firma i novelli alleati Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio si rivolgeranno l'un l'altro con i soprannomi con cui Pd e M5s erano soliti apostrofarsi fino a ieri sui social network: «Firma prima tu, pidiota», «Ma no figurati, scappato di casa, accomodati».
Se davvero Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio vogliono formare un governo insieme, per prima cosa serve loro un avvocato. Ma non quello «degli italiani»: non serve Giuseppe Conte: basta un mediatore qualsiasi per conciliare la causa in corso ed evitare che Pd e M5s finiscano uno contro l'altro in tribunale. Prima di firmare un «contratto di governo» meglio chiudere le cause pendenti. Perché i due partiti che ora corrispondono amorosi sensi, fino a ieri dialogavano a colpi di querele. Come quella che il Pd ha presentato contro Di Maio per gli attacchi sul caso di Bibbiano. In nome della realpolitik, Zingaretti dovrà rinnegare un lungo elenco di velenose offese rivolte al nuovo amico del cuore. E c'è da scommettere che per restare al governo Di Maio perdonerà. Il cahier degli insulti di Zingaretti è corposo. Eccone un estratto limitato alle ultime settimane.
Sciacalli
È il 18 luglio quando il Pd imbufalito per la campagna su Bibbiano annuncia: «Abbiamo dato mandato ai nostri avvocati di sporgere querela nei confronti di Luigi Di Maio per diffamazione e richiesta di risarcimento danni in sede civile». E Zingaretti rincara: «Di Maio? Sciacallo in cerca di voti».
Schiavi
La crisi era già alle porte, ma quando il decreto Sicurezza bis viene approvato, Zingaretti apostrofa così i grillini: «Il decreto Salvini è passato. Grazie a schiavi 5 stelle. L'Italia è migliore e li manderemo a casa». A casa Zingaretti, naturalmente.
Poltronisti
Il 24 luglio torna di moda il caso Tav e il segretario del Pd, mentre strizza l'occhio alla Lega salvandola dal rischio di una crisi di governo, se la prende con il povero Giggino: «Se Di Maio doveva vendersi l'anima poteva pensarci prima e risparmiarci questa sceneggiata. Per noi prima le persone. Per altri prima le poltrone».
Distruttori
Il 31 luglio, ai primi profumi di possibili inciuci con i 5 Stelle, Zingaretti-San Pietro rinnega i grillini. Ai giornalisti che gli chiedono delle affinità con i 5 Stelle replica: «Il più grande danno all'economia del nord lo fa la Lega di Salvini, mentre Di Maio sta distruggendo il sud dell'Italia».
Buffoni e parolai
Appena qualche giorno fa, il segretario del Pd tuonava: «Il Movimento 5 Stelle si oppone alla calendarizzazione della mozione di sfiducia a Salvini. Parolai, schiavi e buffoni».
Mai con i 5s
Il record dei voltafaccia non appartiene però a Nicola Zingaretti.
Il primato spetta a Matteo Renzi che all'indomani del voto europeo replicava indignato alle aperture grilline di Dario Franceschini lanciando su twitter la parola chiave #Senzadime. Ma il Renzi è mobile qual hashtag al vento.
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