Cronache

Ecco chi è il boss dei narcos che terrorizza Regina Coeli

Il narcos Ramon Cristobal Santoyo è stato arrestato a settembre a Fiumicino e da allora è recluso nel penitenziario della capitale

Ecco chi è il boss dei narcos che terrorizza Regina Coeli

Quando gli altri detenuti lo incrociano, abbassano lo sguardo e tirano dritto, in segno di rispetto e riverenza. Ramon Cristobal Santoyo, detto "Dottor Wagner" è recluso a Regina Coeli, a Roma, in seguito all'arresto di fine settembre, quando fu fermato e ammanettato all’aeroporto di Fiumicino. Ingegnere civile, riciclatore di denaro sporco, narcotrafficante e, soprattutto, ex socio in affari di Joaquin "El Chapo" Guzman. Il narcos 43enne era uno dei grandi registi del trasferimento di cocaina dal Messico agli Stati Uniti d’America per conto del noto cartello di Sinaloa.

Ora, dietro le sbarre del penitenziario della capitale, spaventa tutti gli altri prigionieri, che sono venuti a conoscenza dell’identità e del passato dell’uomo. Fra due giorni, giovedì 9 gennaio, peraltro, è fissata un’udienza blindatissima che, come riportato da Il Messaggero, dovrà decidere se dare parare positivo alla richiesta di estradizione avanzata proprio dal governo americano. Le autorità statunitensi, infatti, pretendono che il narcos venga spedito in sicurezza in California per venire processato e recluso a vita: è accusato di traffico di droga e riciclaggio di denaro, accuse che dovrebbero assicurargli il carcere a vita.

Proprio negli States, dopo anni di fughe tanto clamorose quanto rocambolesche, è attualmente detenuto "El Chapo", che sta scontando la condanna nell'ala di massima sicurezza del Metropolitan Correctional Center di New York, in quel Manhattan. Santoyo punta a rimanere in cella a Regina Coeli o in qualsiasi celle di qualsiasi casa circondariale tricolore, perché per un boss del narcotraffico del suo calibro negli Usa avrebbe un trattamento molto più duro.

Per conto del pericoloso cartello di Sinaloa, il "Dottor Wagner" gestiva i traffici di eroina, cocaina e pasticche di metanfetamina dal Messico agli Stati Uniti e del conseguente rientro dei lauti capitali nelle casse de quartier generale del cartello criminale messicano. Nel luglio del 2015 un suo uomo fidato era stato bloccato al confine tra California e Messico, con decine armi e la bellezza di undici milioni di dollari. Un flop che costò la vita allo stesso Santoyo, che per quell'errore rischiò di essere giustiziato dagli uomini di Sinaloa, per essere poi graziato dai vertici e investito di un nuovo incarico per la spietata organizzazione messicana.

Dunqu l'arresto a fine estate e la reclusione nella galera della capitale, che presto potrebbe lasciare per un carcere di massima sicurezza negli Usa, qualora arrivasse l'estradizione, come sperano (e credono) le autorità statunitensi.

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