Cronache

Grave un bimbo con l'epatite. Galli: "Forse un nuovo virus"

Il bimbo di tre anni originario di Prato è ricoverato in rianimazione a Roma, mentre i casi in tutta Italia sono arrivati a sette. Galli:"Potrebbe essere un nuovo virus"

L'ospedale Bambino Gesù di Roma
L'ospedale Bambino Gesù di Roma

Il bambino di Prato colpito dall'epatite acuta "sconosciuta" è stato ricoverato ieri al Bambino Gesù di Roma. Oggi si trova in rianimazione e con il passare delle ore diventa sempre più probabile l'ipotesi che porta ad un trapianto di fegato. Si tratta ad ora del più grave dei sette casi sospetti di epatite acuta infantile (che si manifestata spesso senza febbre) segnalati nei giorni scorsi in tutta Italia.

La particolarità della patologia in questione è che pur manifestandosi con caratteristiche di una forma infettiva virale, non appartiene ai tipi già noti di epatite e non se ne conoscono le cause: ad essere sconosciuto è l'agente patogeno che la provoca. Il bimbo di tre anni era arrivato all'ospedale Santo Stefano di Prato lo scorso martedì, dove i medici avevano già intuito come il piccolo avesse contratto l'epatite dall'origine "misteriosa" che ha già fatto registrare un centinaio di contagi a livello europeo. E ne avevano suggerito il ricovero all'ospedale pediatro Meyer di Firenze. Le sue condizioni sono tuttavia apparse gravi, richiedendo il trasferimento nella capitale dove i sanitari lo hanno già ritenuto "candidabile al trapianto di fegato".

Una situazione, quella legate a questa tipologia di epatite, che il Ministero della Salute sta monitorando da tempo: una prima circolare era stata inviata alle Regioni il 15 aprile scorso, facendo scattare l’allerta anche a causa della casistica evidenziata in bambini in età prescolare segnalati in vari Paesi d’Europa (e in particolare nel Regno Unito) ha già fatto partire un’indagine epidemiologica. E anche il professor Massimo Galli è intervenuto sull'argomento. "Non escludo la possibilità che si tratti di un nuovo virus.

Ci aspettiamo possano emergere nuovi casi – ha detto l'infettivologo all'Ansa - trattandosi di bambini, se vi dovesse essere una trasmissione virale penserei a una di tipo orofecale. Sono da escludere legami con il Covid e con il vaccino"

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