Fabriano, l'ex imam che inneggia alla jihad ha casa popolare dal 2008

L’ex imam di Fabriano è in Polonia ma gode di alloggio popolare. Intanto il presidente del centro islamico di Fabriano lo difende: “L’ha pubblicato, immagino, come simpatizzante in quanto difende la causa palestinese"

Fabriano, l'ex imam che inneggia alla jihad ha casa popolare dal 2008

L’ex imam di Fabriano è in Polonia ma gode di alloggio popolare. Intanto il presidente del centro islamico di Fabriano lo difende: “L’ha pubblicato, immagino, come simpatizzante in quanto difende la causa palestinese". L’ex imam di Fabriano Mustapha Qandyly che due giorni fa ha condiviso su Facebook un filmato proveniente dalla pagina “end Israel” (terminare Israele), dove si inneggia alla violenza jihadista e rimosso poche ore fa dalla bacheca, beneficia di un alloggio pubblico a Fabriano dal 2008, ciò nonostante il fatto che l’imam vive in Polonia da circa 5 anni. Secondo un documento dell’Ente Regionale per l’Abitazione Pubblica di Ancona datato 31 agosto 2017, tra l’elenco dei beneficiari del comune di Fabriano compare infatti anche Qandyly con data assegnazione risalente al 1° agosto 2008 e presentazione nuova domanda datata 26 maggio 2017. Risulta infatti, come confermato dal Resto del Carlino, che moglie e figli dell’imam vivono ancora nel fabrianese. Intanto il presidente del centro islamico di Fabriano, l’algerino Mekri Kader, già noto per aver organizzato la conferenza islamica assieme al Comune di Fabriano (poi annullata e alla quale era stata invitata anche l’ambasciatrice palestinese Mai al- Kaila che aveva definito Hamas “un gruppo di resistenza contro l’occupazione, che rappresenta una parte della popolazione Palestinese”, minimizzando tra l’altro la pericolosità dei missili lanciati contro Israele) rilascia dichiarazioni piuttosto discutibili: “Quelle sono immagini diffuse da tempo in tutti i social. L’ha pubblicato, immagino, come simpatizzante in quanto difende la causa palestinese…Si sta montando un caso sul nulla visto che questa persona è all’estero da cinque anni”.

Al Corriere Adriatico Kader ha poi dichiarato: “ognuno è responsabile dei suoi atti e tutti dobbiamo stare molto attenti quando maneggiamo uno strumento insidioso come i social network. Purtroppo viviamo un tempo dove basta poco per accendere gli animi e rinfocolare i beceri sentimenti di odio e razzismo". Forse più che stare attenti a come si maneggiano i social network sarebbe più importante fare attenzione a chi si inserisce a predicare nei centri islamici, visti i risultati. A cosa serve fare il presidente della Comunità islamica se poi quando emergono casi di questo tipo si ricorre a un “ognuno è responsabile dei suoi atti”? Kader dimentica poi che nel mondo islamico sunnita sono in molti a sostenere che la figura dell’imam non decade con un eventuale trasferimento altrove dato che il termine indica una guida morale/spirituale e carismatica particolarmente esperta nelle scritture dottrinarie, nella tradizione e nei movimenti rituali obbligatori della preghiera canonica. E’ chiaro che un imam che per anni è stato attivo in un determinato contesto lascerà un’eredità spirituale e ideologica per la quale verrà comunque considerato tale e plausibilmente manterrà contatti sul posto.

E’ indubbio che Qandyly per anni abbia ricoperto il ruolo di imam a Fabriano, in particolare quando il centro islamico era in via Dante e vantava la sala di preghiera più grande delle Marche, prima di trasferirsi in zona industriale. Qandyly appariva in numerose foto assieme a predicatori e ad ex sindaci oltre che ad eventi organizzati in piazza, per il Ramadan ma anche a favore di Gaza in piazza del Comune, come annunciato dallo stesso Qandyly a suo tempo su Facebook quando riportava il discorso: “discorso effettuato dal centro culturale islamico di Fabriano oggi alla manifestazione pro-Gaza in piazza del Comune”. Anche l’ex sindaco del PD, Roberto Sorci, si esprime positivamente nei confronti dell’ex imam: "Di Quandyly ho sempre avuto l’immagine di una persona mite, aperta al confronto e non certo un guerrafondaio. Con lui ho un ottimo rapporto personale, anche se ormai da tempo non ho più avuto modo di parlarci proprio perché vive all’estero". Emergono intanto altri elementi d’interesse dal profilo Facebook dell’imam. Tra i moltissimi post pubblicati sulla propria bacheca, buona parte di tipo dottrinario salafita, ne emerge uno del settembre 2016 in difesa dell’ex presidente islamista Mohammed Mursi, attualmente in carcere in Egitto con l’accusa di spionaggio, alto tradimento e indicato come responsabile per il massacro di manifestanti che protestavano contro gli islamisti nel 2012 fuori del Palazzo Presidenziale al Cairo. Altri post ritraggono il leader spirituale dei Fratelli Musulmani, Yusuf Qaradawi, che dal Qatar aveva invocato la jihad in Siria. Oggi i Fratelli Musulmani sono inseriti nella lista nera delle organizzazioni terroriste di paesi come Bahrein, Emirati, Arabia Saudita, Siria, Russia, Egitto e il Qatar è stato isolato dagli altri Paesi del Golfo proprio a causa del suo supporto a tale organizzazione.

Un altro predicatore a cui fa riferimento il profilo di Qandyly è Muhammad al-Arifi, che aveva invocato la jihad in Siria e la “jihad del sesso” (matrimoni brevi tra donne e combattenti islamici). Compaiono poi vignette con il presidente egiziano, Abdelfattah al-Sisi, dipinto come spia di Israele e Usa; un maiale con la testa del presidente americano Donald Trump, un video di Pierre Vogel, predicatore salafita tedesco accusato dalle autorità tedesche di avere contribuito con le sue parole alla radicalizzazione dei musulmani. Immancabile il post in supporto al Qatar, stato canaglia. Infine, un video pubblicato ieri come “risposta a Trump” nella quale si vedono centinaia di musulmani in preghiera nelle strade degli Usa, una sfida, un’offensiva nei confronti del presidente eletto dagli americani.

Insomma, a quanto pare l’ex imam di Fabriano si spinge ben oltre la “simpatia per la causa palestinese”, come sostenuto dal presidente della comunità islamica Mekri Kader e se per quest’ultimo “si sta montando un caso sul nulla” e si “accendono beceri sentimenti di odio e razzismo” allora forse all’interno della comunità islamica di Fabriano c’è veramente qualcosa che non va. Il presidente della Comunità islamica fabrianese è pronto a condannare Hamas? Dire che “la violenza genera violenza” e sminuire il caso affermando che l’imam non è più a Fabriano è decisamente insufficiente.

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