Cronache

Facebook “punisce” Adinolfi per il suo commento su dj Fabo

Ennesima sospensione, di un mese, incassata da Mario Adinolfi per via del post con cui, oggi, ha commentato la morte di Fabio Antoniano, in arte dj Fabo

Facebook “punisce” Adinolfi per il suo commento su dj Fabo

Ma Facebook non era la “patria” della libertà di pensiero? Evidentemente no, come dimostra l’ennesima sospensione, di un mese, incassata da Mario Adinolfi per via del post con cui, oggi, ha commentato la morte di Fabio Antoniano, in arte dj Fabo. A darne notizia è la moglie: “È vergognoso – scrive Silvia Pardolesi sul suo profilo Facebook – che ancora una volta, per un’opinione difforme rispetto al politically correct, mio marito Mario sia stato censurato da Facebook. Per un mese non potrà né postare né rispondere a messaggi privati. Forza amore”.

Il commento “incriminato” è il seguente: “Dj Fabo è morto. Ora la nostra domanda è semplice: speculando su questa tragedia, che legge volete? Volete il sistema svizzero, che sopprime un disabile a listino prezzi? Iniezione di pentobarbital, pratiche e funerale, diciottomila euro tutto incluso.Volete sfruttare l’onda emotiva per ottenere questa vergogna? Hitler almeno i disabili li eliminava gratis. No signori, voi non volete davvero dare allo Stato la possibilità di costruire un sistema in cui ci sia una finta “scelta” tra curare i sofferenti con centinaia di migliaia di euro all’anno o finirli con una iniezione di pentobarbital il cui principio attivo costa 13 euro. Non la volete la legge sull’eutanasia che hanno Belgio, Olanda e Lussemburgo che nel 2001 hanno soppresso 60 persone e nel 2016 oltre 15mila e non erano 15mila dj Fabo. Non fatevi fregare. Non volete l’inferno”.

Secondo Marco Cappato, esponente di Radicali italiani e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni che ha accompagnato dj Fabo a morire in Svizzera, “la differenza tra un disabile gasato e ammazzato in un campo di concentramento e un malato terminale che sceglie di interrompere quella che considera una tortura non merita nemmeno di essere spiegata”.

Le parole di Adinolfi, evidentemente, sono state ritenute inappropriate anche dal team di sicurezza del social network di Mark Zuckerberg che ha così deciso la sospensione temporanea dell’account Facebook del fondatore del Popolo della Famiglia.

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