Coronavirus

Nuovo vaccino e terza dose: ecco cosa ci aspetta

Le prospettive che la campagna di vaccinazione ci apre sono rosee: fra un nuovo vaccino in arrivo e la terza dose, il Covid sarà sempre di più messo alle strette. Attenzione, però, a non sottovalutarlo: ecco cosa ci ha detto il Prof. Bassetti

Nuovo vaccino e terza dose: ecco cosa ci aspetta

L'Italia accelera sulle dosi di vaccino disponibili e le somministrazioni, che hanno toccato quota 600mila in un giorno. Il nostro Paese, tra l'altro, è al secondo posto dietro la Germania per numero di vaccini somministrati. Beh, un risultato niente male che soltanto un mese e mezzo fa avremmo sognato.

Fase 2 al via, cosa ci aspetta?

A questo punto potremmo definire come "fase 2" il prosieguo della campagna vaccinale che fa tanto ben sperare: come ricorderete, la fase 2 iniziata a fine maggio dello scorso anno fu quella delle prime riaperture dopo il duro lockdown durato due mesi ma adesso è tutto un altro mondo. Le prime evidenze dicono che una sola dose di vaccino protegga già in maniera efficace, soprattutto per quanto riguarda i vaccini ad Rna (Pfizer e Moderna). Inoltre, la comunità scientifica si sta interrogando anche sull’opportunità di utilizzare vaccini diversi perché quelli ad mRNA stimolerebbero meglio la risposta degli anticorpi, quelli ad adenovirus i linfociti T. In prospettiva, potrebbe essere sensato cercare di ottenere il meglio da entrambe le classi di vaccini ma servono prima dati più sicuri. Fase 2 significa anche aperture, allentamento delle misure restrittive, zone bianche e coprifuoco (quasi) addio. La famosa luce in fondo al tunnel che speravamo arrivasse finalmente si vede.

"Vacciniamo, non sottovalutiamo nulla"

"Non bisogna fare l'errore che tutto sia finito, i numeri vanno meglio ed arriveremo anche noi ad i numeri inglesi con pochissimi decessi ogni giorno. Quello sarà un momento di grande sollievo ma non bisogna far l'errore perché nel momento in cui ci sarà il sollievo, sarà necessario vaccinarsi ancor più di quanto avvenuto fino ad oggi": è quanto ci ha detto in esclusiva il Prof. Matteo Bassetti, Direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova. Ovviamente, vaccinare in un momento di tranquillità è più facile che farlo in un momento di difficoltà "e le persone devono sapere che il Covid lo metteremo alle spalle nel momento in cui più persone possibili saranno vaccinate. Questo è un messaggio per i giovani che devono approfittare di questa estate e del momento di stanca del virus per mettersi in sicurezza", aggiunge l'infettivologo.

Il problema degli adulti

Per tornare ad una scuola sicura bisognerà avere una scuola di gente vaccinata perché i ragazzi, anche se sviluppano raramente la malattia grave, sono stati quasi sempre costretti in Dad, e non è qualcosa che può accadere nuovamente. Tra l'altro, sono proprio i giovani l'esempio migliore di questa campagna vaccinale, forse contro ogni aspettativa. Molti adulti, infatti, dovrebbero prendere esempio da loro perché alcuni numeri non lasciano certo ben sperare. "Abbiamo una grossa percentuale di popolazione vaccinata ma c'è sempre quella parte di 400mila ultraottantenni, un milione e mezzo di ultrasettantenni ed una fetta grossissima tra i 60 e i 70 che non sono vaccinati - ci dice Bassetti - Speriamo di farcela entro questa estate ma è ovvio che una parte rimarrà scoperta tra chi non vuole vaccinarsi, chi non può farlo e chi trova una scusa". Il primario specifica che il virus va preso da due parti, come un'azione a tenaglia: da un lato vanno protetti i più deboli cercando di puntare al 100%, dall'altro bisogna provare a fare in modo che non si contagino coloro che non si vaccinano. "È un modo di affrontare il virus anticipandolo. Dobbiamo evitare di farci correre dietro ma anticiparlo".

CureVac in arrivo

C’è un altro vaccino a mRna, la stessa tecnologia di Pfizer e Moderna, che sta terminando la terza fase dei test clinici e che potrebbe rivelarsi una nuova arma, meno costosa e più facile da conservare, contro il Covid: si tratta del vaccino CureVac (nome CVnCoV) sviluppato dai tedeschi che stanno sperimentando il loro farmaco in America Latina ed Europa su 40mila volontari. "Dovrebbe arrivare a momenti, anche questo vaccino è un'ulteriore opportunità soprattutto in un Paese come il nostro che inizialmente è stato scettico sui vaccini ad Rna. CureVac è europeo, vaccino totalmente nostro e dovremmo andare a colmare il gap con chi non vuole fare quello con adenovirus, cioè a vettore virale", afferma Bassetti. "Sono comunque dell'idea che anche quello a vettore virale sia un ottimo vaccino come l'Rna: con quest'altro a disposizione saliamo a 3 vaccini ad Rna e due con vettore virale. Questi 5 vaccini dovrebbero colmare completamente la domanda".

Terza dose? Ecco quando

Molti si chiedono quando sarà necessario fare la terza dose di vaccino: sei mesi, nove mesi o un anno? "Io non la chiamerei terza dose, implica che si faccia una dose molto vicina alla seconda. La terza dose è verosimile che dovremo chiamarla dose di richiamo che attualmente facciamo annualmente per l'influenza. Chi si è vaccinato per primo, a dicembre, farà una dose di richiamo verosimilmente tra dicembre e gennaio, quindi dopo un anno", ci spiega l'infettivologo genovese. Lo scopriremo strada facendo: si stanno studiando tutti quelli che hanno partecipato alla sperimentazione clinica per vedere per quanto tempo hanno gli anticorpi: con quella sperimentazione si potrà capire quanto tempo durano. "Ho sentito dire da qualcuno che c'è bisogno di una terza dose dopo sei mesi ma mi sembra francamente una boutade, vorrebbe dire che gli operatori sanitari vaccinati per prima dovrebbero già farla adesso ma non mi pare che all'orizzonte ci sia questa ipotesi, nessuno studio prova che sia più utile di farla dopo un anno. Eviterei di dire che a sei mesi bisogna fare una terza dose perché altrimenti la gente pensa che il vaccino non funzioni, invece dobbiamo discutere e dire quando fare la dose di richiamo che verosimilmente sarà dopo un anno dalla prima".

Il possibile scenario dopo l'estate

Mettendo insieme tutti questi fattori, cosa ci aspetta nel prossimo futuro a partire da questa estate fino ad arrivare all'autunno? "Lo scenario di questa estate è verosimile che sia buono come stiamo già assaporando", aggiunge l'esperto, che mette in guardia dal fatto che evidentemente avremo ancora dei casi: qualcuno avrà bisogno dell'ospedale e qualcun altro starà a casa, qualcuno che si contagerà e non avrà nessun sintomo con dei numeri molto piccoli. "Dopodiché, quello che succederà in autunno dipenderà da quante persone riusciremo a vaccinare con le due dosi e quante più persone fragili riusciremo a mettere in sicurezza. Credo che l'impatto che avremo ad ottobre sarà inversamente proporzionale al numero delle persone vaccinate". Se qualcuno, però, pensa che avremo un autunno ed inverno completamente liberi dal virus si sbaglia. Bassetti, per evitare un nuovo terrorismo mediatico, ci dice la sua. "Dovremo evitare di fare quello che abbiamo fatto finora, non bisognerà dare i numeri di quanta gente è entrata in ospedale o di quanti siano stati i morti a causa del Covid, dovremo vivere questa fase in maniera più matura e meno sensazionalistica. Li eviterei perché hanno portato molti danni: non dimentichiamoci che il sensazionalismo dei morti per il vaccino ha portato la gente a non volersi vaccinare, ci vuole una comunicazione più pacata e ponderata lasciando ai medici ed ai sanitari il pallino di quello che si deve o non si deve dire".

Il ruolo delle varianti

Nello scenario futuro, però, non abbiamo tenuto conto delle varianti: faremo i conti senza l'oste o saranno innocue e non ci daranno preoccupazioni? Probabilmente la verità sta nel mezzo. "Credo che il modo migliore per mettere ko le varianti sia quello di vaccinarci tutti il più rapidamente possibile a questi ritmi ed anche superiori: quando arriveremo a 750/800mila vaccini al giorno, qualunque variante ci sarà il virus troverà un ostacolo naturale nella popolazione vaccinata" incalza Bassetti, vigilando sulle persone che rientrano dall'estero e facendo una sorveglianza che non va mai abbandonata "ma senza l'ansia di quelle che sono le varianti, ce ne saranno sempre e di nuove, non dobbiamo terrorizzarci.

Le varianti è il modo che ha il virus di sopravvivere è fisiologico ma fino ad oggi i vaccini hanno dimostrato di funzionare su tutte le varianti, anche le più aggressive almeno per prevenire la forma grave che è quello che ci interessa", conclude.

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