Cronache

Feltri condannato per la "patata bollente". Ma è davvero diffamazione?

Vittorio Feltri e Pietro Senaldi condannati per il titolo pubblicato da Libero. Feltri dovrà pagare una multa di 11mila euro, Senaldi 5mila euro per omesso controllo. Previsto anche un risarcimento danni

Feltri condannato per la "patata bollente" alla Raggi. Ma è davvero diffamazione?

Condanna per diffamazione per Vittorio Feltri, per un articolo in prima pagina su Libero dal titolo "Patata bollente" riferito a Virginia Raggi, sindaco di Roma. Il giornalista dovrà pagare una multa di undicimila euro. Il direttore responsabile del quotidiano, Pietro Senaldi, è stato condannato per omesso controllo a una multa di 5 mila euro, pena sospesa. Il giudice di Catania ha stabilito inoltre un risarcimento danni che andrà definito in sede civile, fissando una provvisionale di 5 mila euro, il pagamento delle spese legali e la pubblicazione della sentenza sui maggiori quotidiani. La procura aveva chiesto la condanna a tre anni e quattro mesi di reclusione per Feltri e a otto mesi per Senaldi. La Raggi definì quel titolo "volgare e sessista", aggiungendo che non si trattava di "diritto di cronaca né di critica politica" ma soltanto di "parole vomitevoli". E subito dopo querelò Feltri e Senaldi.

Alcuni giorni fa Feltri scrisse che "la minaccia del carcere può produrre l’effetto di dissuadere i giornalisti dall’esercizio della loro cruciale informazione di controllo dell’operato dei pubblici poteri". Non si è mai scusato ma ha ammesso di aver spinto (forzato) sul titolo, chiarendo però che "anche se il titolo fosse offensivo non sarebbe una campagna diffamatoria, che si concretizza attraverso una serie di articoli che propaghino bugie". E chiese un intervento al ministro della Giustizia, Marta Cartabia: "Prego la ministra Cartabia, che della Corte Costituzionale è stata presidente, di intervenire per bloccare quanto sta avvenendo".

Come mai il processo è stato celebrato a Catania? Il motivo è questo: nella città siciliana era stata stampata la prima quell’edizione del quotidiano, e questo ha determinato la competenza territoriale del tribunale.

Che il titolo sia poco elegante, per non dire volgare, ci sono pochi dubbi. Forse anche sessista. Ma si può davvero parlare di diffamazione? Secondo il dizionario della Treccani diffamare vuol dire "creare una cattiva reputazione, diffondendo, a voce o per iscritto, notizie disonorevoli, vere o false". Il codice penale, invece, prevede che chiunque, "comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a euro 1.032".

Il nodo è l'offesa della reputazione. Cos'è una patata bollente? Un argomento spinoso, una situazione difficile da gestire e da risolvere. Ma il titolo di Libero probabilmente alludeva al film "Patata bollente", una commedia del 1979 con Renato Pozzetto, Massimo Ranieri ed Edwige Fenech. La trama: un operaio comunista salva un omosessuale da un pestaggio fascista. Lo ospitato a casa sua e il gay si innamora del suo eroe. La Raggi non apprezzò l'accostamento e in un'intervista in tv disse: "Sono stata descritta come donna dissoluta, da patata bollente a patata bollita. Volto volentieri pagina, ne stiamo parlando fin troppo. Su alcune cose avrò modo di farmi valere in tribunale".

Dunque, patata bollente vuol dire "donna dissoluta"? Sciolta da ogni freno morale, quindi libera da ritegno, sregolata, licenziosa, viziosa (definizione dal dizionario Treccani). Siamo sicuri che Feltri e Senaldi volessero accusare la Raggi di tutto questo? Oppure solo di non essere capace come sindaco?

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