Cronache

La festa di Francesco è finita Ora inizia il percorso a ostacoli

Il Papa che sogna una "Chiesa povera per i poveri" premerà per una politica più attenta al sociale. E lotterà contro scandali e sprechi, alleggerendo gli apparati

Papa Francesco celebra la Santa Messa inaugurale
Papa Francesco celebra la Santa Messa inaugurale

E ora, che cosa ci attende? Che cosa dobbiamo aspettarci da Papa Francescoo? Quali mosse, quali altre novità? In Vaticano se lo doman­dano tutti, dai gendarmi della scorta fino ai cardinali di Curia che pure hanno votato Jorge Ma­rio Bergoglio durante il concla­ve. Se lo chiedono anche i fedeli di tutto il mondo, sorpresi dalla capacità della Chiesa di rinno­varsi inaspettatamente, in un tornante stretto e molto difficile della sua storia bimillenaria. Chiusa in un angolo dagli scandali sessuali, dalle inchie­ste sulle speculazioni finanzia­rie e dalle rivalità interne sfocia­te in una fuga di notizie senza precedenti, in pochi giorni la Chiesa è diventata un esempio di cambiamento. Un collegio di grandi elettori che sembrava di­laniato dalle lotte interne ha scelto un Papa in 24 ore dimo­strando compattezza e reali­smo. E il Papa dai primi gesti ha richiamato all’essenziale, al­l’ unum necessarium come dice­vano gli antichi: «Custodiamo Cristo nella nostra vita, per cu­stodire gli altri, per custodire il creato».Tutto il resto è seconda­rio.

«Ah, quanto vorrei una Chie­sa povera e per i poveri», ha esclamato Papa Francesco sa­bato incontrando i giornalisti. Ieri ha usato un’immagine di­versa, quella del «custode». Il cu­stode tratta beni che non sono suoi, che non possiede: è pove­ro e vive di quello che gli viene dato. Questo sarà un principio chiave del pontificato di Bergo­glio. Significherà vendita mas­siccia di beni ecclesiastici o chiusura dello Ior? Forse: da questo Papa bisogna attendersi parecchie sorprese. Ma Bergoglio è francescano per nome e gesuita per forma­zione: sa bene come gira il mon­do. La prima riforma che egli chiede è la «costante attenzio­ne a Dio». E poi sfrondare tutto ciò che non è necessario: le gros­se berline (anche ieri ne girava­no parecc­hie cariche di ecclesia­stici in piazza del Sant’Uffizio), i paramenti sacri tessuti d’oro, i clergyman sartoriali. È una vera rivoluzione. Bergoglio ha chie­sto agli argentini di non venire a Roma per la messa di ieri, di ri­sparmiare e fare un’offerta ai po­veri. La sorella e gli altri familia­ri - le persone più care! - l’hanno preso in parola.

Finisce il Papato degli omag­gi, degli ossequi, che piace a tan­ta aristocrazia romana e ai pa­lazzi del potere politico. Il pote­re del Papa, ha tagliato corto Ber­goglio, «è il servizio umile, con­creto, ricco di fede; aprire le braccia per custodire il popolo di Dio e accogliere l’intera uma­nità, specie i più poveri, deboli, piccoli». Sono questi i suoi pun­ti di riferimento.

Anche i rapporti con la politi­ca cambieranno, soprattutto con quella italiana, perché Fran­cesco invita più a un lavoro nel sociale. I suoi temi sono la custo­dia del creato e la cura di ogni persona, a uno a uno, come fa lui. Ieri nessun accenno a que­stioni specifiche, nemmeno a quelle più care alla sensibilità dei cattolici, come la vita, la bio­etica, le tecnoscienze, gli aspet­ti etici e morali. Bergoglio non sarà un Papa moralista: se con­dannerà- per esempio- legisla­zioni favorevoli alle coppie gay perché «contrarie al progetto di­vino », non tralascerà di auspica­re che ogni persona senta di es­sere voluta e amata da Dio.

La Chiesa di Francesco non sarà fatta di proibizioni. Nel suo film preferito, Il pranzo di Babet­te, c’è «un’esagerazione di limi­ti e proibizioni », spiegò una vol­ta. Ma «quando arriva la fre­schezza della libertà, lo spreco per una cena, tutti finiscono tra­sformati. Questa comunità ave­va paura dell’amore». La Chie­sa non dev’essere «regolatrice» ma «facilitare la fede». Più che calcare la mano sui divieti, Ber­goglio insisterà sul fascino della fede.

Cambierà profondamente la Curia. Cambieranno soprattut­to gli uomini, perché come «cu­stode» Papa Francesco non ha parlato di strutture ma di «ogni persona». «Tutto è affidato alla custodia dell’uomo», compre­sa la Curia romana. È comun­qu­e lecito attendersi un allegge­rimento della «macchina» vati­cana in funzione non di gestire, ma di aiutare l’evangelizzazio­ne. Padre Federico Lombardi, il portavoce, prevede già uno snel­limento. Il che consentirà an­che di avere più preti che faccia­no quello che faceva Bergoglio a Buenos Aires: dire le messe, confessare, stare con la gente. Una Chiesa meno preoccupata di se stessa e più tesa a portare Cristo nel mondo.

Come ha det­to ieri: «Aprire l’orizzonte della speranza, aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, portare il calore della speran­za».

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