Coronavirus

Fine quarantena per i poteri forti

Anche il salotto finanziario sta uscendo dal suo lockdown. Ci sono almeno tre grosse partite di potere in corso che presto daranno i primi esiti.

Fine quarantena per i poteri forti

Anche il salotto finanziario sta uscendo dal suo lockdown. Ci sono almeno tre grosse partite di potere in corso che presto daranno i primi esiti. E potrebbero generare nuovi equilibri bancari, finanziari, editoriali. L'offerta lanciata da Intesa Sanpaolo su Ubi Banca a febbraio è in attesa del via libera Consob; l'arbitrato tra il gruppo Blackstone e Rcs-Corriere della Sera sulla cessione di via Solferino dovrebbe arrivare a giorni; mentre Leonardo Del Vecchio aspetta l'ok di Bankitalia-Bce per superare la soglia del 10% in Mediobanca. Tre partite che - forse non è un caso - hanno un protagonista in comune: l'avvocato d'affari Sergio Erede, il Rasputin finanziario italiano che da vent'anni, dai tempi dell'Opa Telecom, consiglia o ispira grandi operazioni. E che ha tra i suoi partner anche un membro della task force Colao, Stefano Simontacchi.

L'ultima di questo livello è stata l'Opa lanciata da Urbano Cairo su Rcs. Ma rispetto a quattro anni fa, quando il salotto buono fu sconfitto da Rasputin e dovette rinunciare al Corriere, gli assetti sono diversi. E gli equilibri, anche per gli effetti imponderabili indotti della crisi Covid, si rimescolano.

Intesa - l'istituto che Carlo Messina ha collocato saldamente al centro del sistema nazionale banca-impresa, essendo stato in grado di assorbire tutte le criticità della crisi Lehman fino ad assorbire addirittura le banche venete - nella battaglia Rcs del 2016 stava con Erede e Cairo contro Mediobanca, UnipolSai e il salotto dei Tronchetti e Della Valle. Oggi invece si è alleata proprio con Mediobanca, gioca insieme a Carlo Cimbri di Unipol, e si trova contro lo stesso Erede, regista delle barricate che Victor Massiah sta alzando intorno a Ubi. Erede punta a guadagnare più tempo possibile con Antitrust e Consob. Ma il titolo Ubi inizia a perdere il premio guadagnato con l'Ops Intesa, mentre dopo la trimestrale l'agenzia Fitch ha tagliato il rating e bisognerà vedere come la prendono i suoi soci lombardi.

La stessa Mediobanca, su un altro fronte, è impegnata a capire le intenzioni di Del Vecchio che, sempre ispirato da Erede, ha puntato Piazzetta Cuccia salendo fino al 10%. Ma il blitz si è fermato lì: le manovre studiate dall'avvocato d'affari per ottenere l'ok di Bankitalia (e Bce) e superare il 10% per salire al meno al 20, sembrano incagliate. Al punto che la richiesta formale non sarebbe ancora stata inviata alle autorità. Dal blitz di novembre sono ormai passati 6 mesi e il patron di Luxottica, che ha già messo sul tavolo quasi un miliardo, avrebbe qualche mal di pancia per non aver portato a casa niente, né sul fronte Ieo (l'Istituto italiano di oncologia che vorrebbe sfilare e trasformare), né su Generali (dove è socio al 5%), né sulle governance di Mediobanca, dove l'ad Alberto Nagel è più forte di prima.

C'è poi la battaglia che Erede ha deciso di combattere al fianco di Cairo contro Blackstone, gruppo Usa accusato di aver approfittato della crisi di Rcs dei primi anni Dieci per comprarsi il palazzo del Corriere per un pezzo di pane (120 milioni). La cosa ha fatto infuriare gli americani che hanno reagito citando Rcs e Cairo in giudizio a New York per danni: vogliono 300 milioni. Se l'arbitrato su via Solferino, in uscita ad horas, fosse negativo per Rcs, la causa Usa diventerebbe un guaio. E a quel punto l'editore avrebbe meno amici di quattro anni fa: Messina non ha preso bene l'iniziativa su Blackstone, considerata temeraria rispetto alle carte dell'operazione Solferino e pericolosa per le conseguenze generali che può avere; e ancora meno la manleva personale che Cairo ha ottenuto in un cda di Rcs rispetto alle richieste di Blackstone. Intesa è tuttora creditore di Rcs per 30 milioni sui circa 100 di debito (abbassati da Cairo che ne aveva ereditati 430) ed è azionista della controllante, Cairo Editore, con il 2,9%. Ma rispetto ai tempi della scalata, orchestrata non da Messina bensì dell'allora direttore generale Gaetano Micciché, rimasto poi nel cda, le relazioni non sono più quelle. E oggi, compattati dall'Ops su Ubi, vicini a Messina ci sono sia Unipol, sia Nagel. Quest'ultimo per nulla indebolito dall'iniziativa di Del Vecchio.

Che il salotto buono spazzato via nel 2016 si stia ricomponendo con forme diverse? Magari ripensando a Rcs (dove è tuttora ben presente in cda)? Cairo fa spallucce e ricorda che del Corriere ha il 60% e quindi, se qualcuno avesse strane idee, «me lo devono rubare». In campo c'è anche altro, a cominciare da Generali. Si vedrà presto.

Ma certo, molto dipenderà dalle mosse dell'avvocato Erede, deciso a festeggiare come si deve, la vigilia di Ferragosto, il suo 80esimo compleanno.

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