Firenze, l'inchiesta sugli stupri: i carabinieri verso la radiazione

Il ministro Pinotti: "Saremo inflessibili". E il pg: "Il video è inutilizzabile"

Firenze, l'inchiesta sugli stupri: i carabinieri verso la radiazione

Saremo inflessibili, fa sapere il ministro della Difesa Roberta Pinotti: e per i due carabinieri coinvolti nello stupro di due studentesse americane a Firenze suona come il segnale d'addio alla divisa. Il ministro non fa distinguo, non rinvia la decisione all'esito delle indagini. Quanto emerso con chiarezza finora, e ammesso anche da uno dei componenti della pattuglia del 112, è considerato dal ministro e dai vertici dell'Arma - che fanno sapere di considerarsi parte lesa nell'inchiesta - sufficiente per cacciare per sempre i due. E questo potrebbe non essere il peggiore dei guai che si addensano sulla testa degli indagati.

Ieri il procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo, ha smentito ufficialmente l'esistenza di un video che avrebbe costituito la pietra tombale sulla linea difensiva intrapresa dal più anziano dei militari, perché - stando ad alcune voci - sarebbe stato girato da una delle vittime nel corso dello stupro, e vi si sarebbe udito chiaramente pronunciare l'insulto bastard: altro che rapporto consensuale. In realtà, spiega il capo della Procura fiorentina, non esiste alcun video dello stupro né tanto meno la registrazione degli insulti della studentessa. Esistono solo alcuni fotogrammi in cui si intravede parte di una divisa, girati verosimilmente nei pressi della discoteca Flo, perché si sente la musica in sottofondo. Non c'è neppure la certezza che il carabiniere di cui si intravede la divisa sia uno degli indagati, e non il componente di uno degli altri equipaggi intervenuti.

Le buone notizie, per i due accusati, si fermano qui. Video o non video, la Procura ritiene verosimile il racconto delle vittime almeno nella sua parte principale, il duplice rapporto sessuale, perché confermato dalle tracce biologiche e dalle ammissioni del più anziano dei carabinieri. Il prossimo, importante passaggio delle indagini è l'interrogatorio del secondo militare, il più giovane. Finora non si è presentato a rendere spontaneamente a rendere interrogatorio, «se non lo farà, nei prossimi giorni lo convocheremo noi», dice Creazzo. E qualcosa dovrà ammettere.

A quel punto la Procura dovrà tirare le prime somme, e ben difficilmente potrà lasciare a piede libero i due indagati. È vero che sono sospesi dal servizio, ma hanno contatti sufficienti a inquinare le prove, e hanno dimostrato - anche prendendo per buona la loro versione - una mancanza quasi totale di freni inibitori. Il danno è fatto, anche se dovesse dimostrarsi che le studentesse hanno enfatizzato le minacce ricevute, e anche se - come pare - fosse vero che, come sostiene uno degli indagati, una delle studentesse gli diede il suo numero di cellulare.

Quel che conta è che le due non erano padrone delle loro azioni, e che i due erano carabinieri in servizio. Fine.

Il sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha nel frattempo dato mandato all'ufficio legale del Comune di costituirsi parte civile contro i due carabinieri in caso di processo.

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