Cronache

Fisco, dai cani ai morti: le tasse più strane e curiose

Nel corso della storia ci sono state tasse che hanno suscitato clamore e acceso discussioni. Le più curiose si segnalano già ai tempi della Roma imperiale

Fisco, dai cani ai morti: le tasse più strane e curiose

Ci si può dividere quando si parla di politica, di religione o di calcio ma quando si pensa alle tasse il sentimento comune che unisce i cittadini di ogni angolo d’Italia è il “non apprezzamento”. Soprattutto, poi, quando i tributi da versare sono alti. Alcuni anni fa, l’ex ministro dell’Economia e delle finanze Tommaso Padoa-Schioppa le definì "bellissime". Una provocazione, forse. Ma l’affermazione piacque praticamente a nessuno.

Le tasse, per quanto detestate dai cittadini, servono per sopperire alle necessità dell'Erario di qualsiasi stato di ogni epoca. Nel corso della storia ne sono state inventante tante, alcune davvero curiose che denotano anche una certa creatività in chi le propone.

Nella Roma imperiale, ad esempio, vi era quella sulla raccolta delle urine varata da Vespasiano per coprire il buco nel bilancio lasciato da Nerone. Ottaviano Augusto, invece, creò la tassa sul celibato imposta ai senatori che non si sposavano per moralizzare la società. Nel corso dei secoli la situazione non è cambiata. Anche l'Italia repubblicana è piena di tasse che hanno suscitato discussioni, stupore e ironia.

Tra queste vi è la tassa sui cani. A prevedere l’imposta comunale sugli amici a quattro zampe fu il regio decreto n. 1393 del 1918, che divenne obbligatorio nel 1931 e fu abrogato definitivamente solo nel 1991. Scopo del tributo era quello di monitorare la custodia di animali che, in tempi caratterizzati da standard igienici inferiori, diffondevano numerose malattie. Rischio scongiurato? No perché due anni fa si riparlò di reintrodurre l'imposta per chi non sterilizzava il proprio cane. Tutto svanì in quanto c’era il forte rischio che i padroni, per non pagare, avrebbero preferito abbandonare l’animale.

Dai cani al mondo dell’eros. Nel 2002 da Vittorio Emanuele Falsitta, deputato di Forza Italia, propose la “pornotax”, un’aliquota speciale del 25% sul materiale pornografico, stampato o audiovisivo. Anche in questo caso l’idea rimase tale. Cassata allora dalla commissione Bilancio della Camera, causò un aspro dibattito nel mondo politico e nel centro-destra. Daniela Santanchè lottò perchè non fosse esclusa nuovamente dal maxiemendamento alla finanziaria 2005.

Il decreto attuativo sarebbe arrivato solo nel marzo 2009. A essere colpite anche le pubblicazioni tese a sfruttare la "credulità popolare", come gli annunci di maghi e cartomanti. Ma tutto cambia. Oggi questa tassa frutterebbe poco in quanto chi vuole usufruire di materiale a luci rosse naviga su internet.

Clamorosa fu l’idea di mettere una sorta di tassa sull’ombra. Dal 1997 la legge consente ai comuni di esigere un tributo dai locali commerciali dotati di insegne o tende che sporgano sul suolo pubblico. Basta una semplice delibera per esigere dall'esercente un tributo che va dai 2 agli 8 euro per metro lineare. Sono pochissime le amministrazioni comunali che hanno avuto il coraggio di introdurla. Tra esse vi è il comune di Pomezia che ha deciso di adottarla nel 2014. Contraltare: il largo margine applicativo consentito dalla Tosap, la tassa di occupazione del suolo pubblico, ha finito per colpire anche le abitazioni private. Il comune di Agrigento ne ha approfittato: nel 2008 l’amministrazione decise di tassare i ballatoi e i gradini che sporgono sul marciapiede.

Incredibile anche la tassa sul Tricolore. Mentre ci si lamenta che le bandiere vengono esposte solo in occasioni delle partite della Nazionale di calcio, nel 1998 fu approvato un Decreto Legislativo, il 507, che sostanzialmente scoraggiò i cittadini a mettere ad usare il simbolo d’Italia. La legge assimila l'esposizione del tricolore alla pubblicità e impone un pagamento di 140 euro all'anno. Non sono invece previsti tributi per gli stendardi regionali ed europei.

Altra tassa che ha fatto discutere non poco in Italia è la cosiddetta tassa sulle tasse. Il termine tecnico è "aggio" e indica la remunerazione che l'agente della riscossione percepisce per la sua attività. Fino al 2012 era del 9% delle somme riscosse. Poi, complice la crescente impopolarità di Equitalia, l’aggio fu progressivamente ridotto. Oggi, gli "oneri di riscossione" sono ora pari al 6%. Il valore scende al 3% qualora si saldi la cartella entro 60 giorni dalla notifica.

La tassa più triste, sotto molto aspetti, è quella sui morti. Non solo perché si è costretti a pagare per un caro che non c’è più ma colpisce chi si trova a vivere in uno stato di profondo dolore. Di tasse così ce ne sono tante. Si va da quella per il rilascio del certificato di constatazione di morte al diritto fisso sul trasporto dei defunti, dalla tassa per la manutenzione all'imposta di bollo sulla domanda di affido personale delle ceneri e sulla loro dispersione. La situazione, però, varia da città a città. C'è l’amministrazione più buona che non fa pagare nulla o quella chi esige solo una marca da bollo.

Qualcuno, come il Comune di Roma, chiede fino a 490 euro all'anno per un loculo provvisorio.

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