La Francia falsifica i documenti per rimandare i migranti in Italia

Le accuse choc a Parigi: "Sui fogli nomi e storie inventate". Respinti anche migranti trovati a Marsiglia: "Si stanno ripulendo la Francia"

La Francia falsifica i documenti per rimandare i migranti in Italia

Le procedure sono procedure. E se un Paese amico fa la cose per bene, non ci sarebbe motivo di dubitarne. Tuttavia i saggi sanno che in politica fidarsi è bene, ma non farlo è pure meglio. Anche se di mezzo c'è la Francia. Già, perché a quanto pare pur di respingere quanti più migranti possibili in Italia, i nostri cugini non si fanno problemi ad aggirare le norme o a taroccare i documenti.

Dal lontano 2015 Parigi gestisce una sorta di "muro invisibile" al confine tra Ventimiglia e Mentone. Solo negli ultimi dodici mesi ha rispedito nel Belpaese qualcosa come 18.125 immigrati. E ogni giorno continua a mettere in atto riammissioni e respingimenti facendo leva sulla sospensione dell'accordo di Schengen prorogata (nel silenzio dell'Ue) ben oltre il limite dei due anni. Niente di assurdo, per carità. Anzi: la Francia fa quello che - a giudicare dalle elezioni - anche gli italiani desiderano. Ovvero sbarrare i luoghi d'ingresso ai clandestini. Solo che mentre i "porti chiusi" di Salvini indignano l'Europa intera, nessuno s'infiamma per le saracinesche calate da Macron o per i trucchetti della polizia d’Oltralpe (guarda il video).

Vediamo cosa accade. Quando Parigi trova un irregolare alla frontiera può "respingerlo" in Italia. Si tratta di una procedura molto rapida: i gendarmi pizzicano i clandestini sui treni e li portano a Ponte San Luigi. Qui li trattengono in container senza cibo né acqua, gli danno un foglio chiamato refus d'entré e poi li rimandano indietro. Tutto nella norma. O quasi.

L'obiettivo della polizia francese, infatti, è quello di cacciare oltre confine i migranti prima possibile (guarda il video). E per riuscirci svolgono le pratiche in maniera più che sbrigativa, a volte calpestando i diritti degli stranieri. Facciamo qualche esempio. Per identificare gli immigrati si basano su un paio di domande (nome, cognome ed età) senza approfondire le indagini. E se fosse un profugo? Se fosse in fuga dalla guerra? Pace. E ancora: i refus d'entré dovrebbero essere firmati dagli agenti specificando nome e grado, ma in quasi tutti i documenti appaiono solo scarabocchi e poco più. Infine, molti migranti hanno denunciato l'impossibilità di presentare richiesta di asilo: i poliziotti li ignorerebbero, evitando così di doversi far carico della domanda di protezione. Bel vantaggio. "Alla maggior parte delle persone - spiega Emilie Pesselier, di Anafè - viene solo consegnato il refus d’entre e vengono rimandati in Italia".

Di aneddoti su espedienti poco ortodossi ne esistono a bizzeffe. Capita pure che fermino gli stranieri ben oltre la frontiera e, violando gli accordi, provino a rispedirli a Ventimiglia. Le norme affermano che per giustificare il respingimento debbano beccare il clandestino al confine e presentare una "prova" della sua provenienza dall’Italia. Cosa fanno invece i transalpini? "A volte prendono un biglietto del treno Venitimiglia-Metone e lo danno in mano al migrante", ci rivela un poliziotto italiano impegnato al confine. Poi ovviamente i nostri agenti domandano loro se sono davvero stati presi sul convoglio (come scritto sui documenti francesi) e "rispondono che erano già a Marsiglia". Cioè a tre ore d'auto dalla frontiera. Un piccolo trucco con cui "si stanno ripulendo la Francia". A discapito del Belpaese.

L’inventiva francese non ha limiti. "Quando ci presentano i documenti - aggiunge il poliziotto - Sui fogli scrivono nome, cognome, data di nascita e provenienza del migrante. Ma spesso li compilano loro stessi". Sui refus d'entré gli agenti nostrani trovano "nomi o storie inventate” e "minori che diventano maggiorenni” per magia. L'artificio dei finti over 18 è stato per lungo tempo motivo di scontro: "Su quelli palesemente minori dicono: 'Ha dichiarato di essere maggiorenne'. Ma poi quando verifichiamo le impronte digitali scopriamo che non ha 18 anni". A quel punto la polizia li riporta in Francia e i gendarmi "fanno gli stupidi". "Ci dicono: 'Ah, scusami, non me ne ero accorto". Insomma, "ci provano".

Secondo il regolamento di Dublino, i minori non accompagnati non potrebbero essere respinti. E così per evitare di farsene carico, nel tempo Parigi ne ha inventate di ogni: alcuni sono stati rimessi direttamente sul treno per Ventimiglia senza passare dagli uffici, altri sono stati "affidati" ad altri migranti maggiorenni anche se non erano parenti. E si sono verificate pure modifiche arbitrarie alle date di nascita pur di farli risultare maggiorenni.

"Diverse missioni di osservazione - si legge nel rapporto di Anafé - hanno trovato prove del fatto che il cambio della data di nascita sarebbe avvenuta allo scopo di ingannare la polizia italiana".

Non proprio quella che si può definire "correttezza istituzionale". Perché respingere i clandestini sarà pure un diritto. Ma taroccare le carte no.

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