Gli amici dei lupi

O questo Paese prende la via (da noi auspicata) del rigore su tutti i fronti, oppure non sarà un blocco di cemento a salvarci

Gli amici dei lupi

Nella favola «Al lupo, al lupo», Esopo, scrittore dell'antica Grecia, racconta di come, a furia di lanciare falsi allarmi, quando la minaccia si avvera coglie tutti impreparati perché nessuno crede più al pericolo. Quante volte abbiamo sentito e scritto che Roma e l'Italia sarebbero stati i destinatari del prossimo attentato dei terroristi islamici? Tante, eppure nulla è mai successo. Così ieri ci ha preoccupato ma non troppo apprendere che sulle reti internet usate dall'Isis si spronano i combattenti a colpire nel nostro Paese. Questa volta la fonte dell'allerta è particolarmente seria e autorevole, tanto che il governo ha ordinato ai sindaci delle grandi città di blindare ulteriormente le vie e i luoghi più frequentati per impedire l'accesso ad auto e furgoni, le nuove «bombe» dei terroristi.

Questo significa che per fortuna c'è ancora qualcuno che continua a credere che il «lupo», nonostante i falsi allarmi, possa davvero attaccarci da un momento all'altro e tiene quindi alta la guardia, pur sapendo che ci sono colpi imparabili. Ho però l'impressione che quello di Minniti e dei vertici di servizi e forze di polizia sia uno sforzo in parte vanificato da una consistente parte della politica (praticamente tutta la sinistra), intellettuale e giornalistica. Che si ostina - non da oggi, e nonostante la tragica evidenza dei fatti - a considerare il «lupo» non solo non pericoloso, ma addirittura amico benvoluto. Non si possono riempire le città di dissuasori e contemporaneamente invocare - come ha fatto ieri il premier Gentiloni, probabilmente su ordine di Matteo Renzi - lo ius soli (la cittadinanza per nascita) più permissivo dell'Occidente; non si possono presidiare in armi i luoghi simbolo del Paese e della cristianità e poi opporsi al codice di sicurezza per le Ong che operano sul fronte dell'immigrazione clandestina.

O questo Paese prende la via (da noi auspicata) del rigore su tutti i fronti, oppure non sarà un blocco di cemento a salvarci. Perché il «lupo» non è soltanto quello che si mette alla guida di un furgone per falciare i passanti. È chi lo ha cresciuto in quel modo, chi lo ha abbeverato, chi lo protegge e in segreto lo applaude.

Lupi sono tutti quelli che, in attesa di diventare italiani, ci odiano e non ci rispettano. Se Gentiloni, con la sua apertura improvvida allo ius soli, vuole arrendersi, noi continueremo a combattere. Non con le armi, ma con la forza delle idee.

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