Cronache

Gioca a "flic floc" e gli rompono un dito: in causa da 8 anni

A causare la frattura fu il padre della sua ragazza, un uomo di 66 anni, che è stato trascinato in tribunale da quello che sarebbe dovuto diventare suo genero

Gioca a "flic floc" e gli rompono un dito: in causa da 8 anni

A volte capita che un tribunale abbia a che fare con una storia che ha dell'incredibile. Il tutto si è risolto, come riportato da Il Messaggero, nel pagamento di una multa di 158 euro dopo cinque udienze che sicuramente sono costate parecchio di più. Alla condanna seguirà pure il ricorso in appello. Ma ciò che è davvero assurdo è il motivo di tanto accanimento, addirittura per vie legali: un banalissimo gioco alla sagra paesana di San Pellegrino, frazione di Crocetta del Montello, al termine del quale un 37enne si è ritrovato con il dito medio della mano destra fratturato, con una prognosi di 44 giorni. A causarla fu il padre della sua ragazza, un uomo di 66 anni, che è stato trascinato in tribunale da quello che sarebbe dovuto diventare suo genero. Fatto sta che dal 23 luglio del 2006 è iniziata la trafila giudiziaria tra i due. 

I due comodamente seduta allo stand della sagra di paese, si sono ritrovato a giocare a "flic floc". Ma la situazione deve essere peggiorata: il 37enne, infatti, a causa della forte stretta di quello che sarebbe diventato suo suocero, si è ritrovato con una frattura scomposta. Secondo il ragazzo, ci sarebbe stato il chiaro intento di far male. 

Il 22 settembre del 2008 il giudice di pace di Montebelluna Maurizio Redeghieri diede ragione proprio a lui, assolvendolo perché il fatto non sussisteva. La sentenza venne impugnata e la Procura Generale presso la Corte d'Appello di Venezia presentò ricorso in Cassazione per "mancanza, manifesta illogicità e contraddittorietà della motivazione ed erronea applicazione della legge penale". Quest'ultima si è pronunciata annullando la sentenza e rinviando il procedimento affinchè un altro giudice valutasse in diritto i profili o meno di colpa. Nel 2008 il pm aveva chiesto e ottenuto l'assoluzione e stavolta, a quasi tre anni di distanza, di fronte alla stesse risultanze probatorie, un altro pm ha chiesto e ottenuto la condanna. Ma ancora deve esser pronunciata l'ultima parola.

 

Un gioco costato caro ad entrambi.

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