La notizia che il Comune di Udine ha deciso di ridurre i fondi destinati al premio «Tiziano Terzani» da 30 a 10mila euro perché «non valorizza il territorio e non promuove il turismo», lascia perplessi. Per due motivi.
Primo: perché un premio letterario, come un festival o una mostra, non dovrebbe guardare solo a un «ritorno» in termini economici o di visibilità. Altrimenti sarebbe meglio organizzare sagre, mercatini e tornei di calcetto che rendono di più (al contrario l'offerta di cultura, anche se interessa pochi, dovrebbe essere come l'assistenza sanitaria: gratuita e per tutti).
Secondo: perché la scelta dell'amministrazione comunale appare una ritorsione nei confronti di un «intellettuale» (Terzani però non sarebbe d'accordo sul termine) di cui non si condivide, e non si vuole neppure discutere, la posizione ideale. O ideologica. E, infatti, la spiegazione dell'assessore alla Cultura, leghista, è chiara: «Terzani è diventato un santo secolare, un oggetto di culto».
Ora, criticare la figura di un uomo di cultura - chiunque sia - non solo è legittimo. È salutare. Niente è peggio che mettere sotto teca un'opera o un autore, così da renderli intoccabili (per altro la deriva anti occidentale di Terzani, passato da inviato speciale a guru orientaleggiante, ha lasciato molti perplessi, noi per primi). Ma quella del Comune di Udine non è una critica. È una rappresaglia. Stupida e dannosa per entrambe le parti: ci perdono l'associazione che promuove il premio e i fan di Terzani, ma ci perde anche la Lega in autorevolezza e serietà.
Ammesso che quella contro Terzani sia una «guerra delle idee», e crediamo che lo sia, siamo convinti che non la si debba combattere epurando l'avversario. Altrimenti si finisce con il comportarsi come il Salone del Libro di Torino, giusto per fare un esempio, dove la direzione culturale è interamente di rigorosa fede democrat (benché la manifestazione sia pagata da soldi pubblici, cioè di tutti) e in programma non compaiono autori o temi fuori dal pensiero unico liberal progressista. Ma pensiamo la si debba combattere discutendo e, magari, contestando, se è il caso: come è da contestare la posizione di Terzani, per il quale i morti delle Torri Gemelle sono «danni collaterali» dell'imperialismo americano nel mondo. Ma mai escludendo «l'altro».
Altrimenti - solo per
sfruttare come esempio il facile gioco degli opposti - si finisce come gli «stalinisti di ritorno» che, per anni, hanno negato il diritto di parola a Oriana Fallaci e ai suoi lettori. La Lega vuole fare lo stesso errore?
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