La colossale conversione a «U» sul fronte della comunicazione arrivata da Palazzo Chigi nelle ultime 72 ore è la fotografia impietosa di quanto in affanno sia Giuseppe Conte. La percezione di un Paese messo in ginocchio dall'emergenza Coronavirus, infatti, sta tutta nella gestione piuttosto confusa delle prime 48 ore della crisi. Con il premier a saltellare da un trasmissione all'altra per tutta la domenica, dando l'impressione agli italiani a casa della tragedia imminente. Per non dire della superficialità con cui Conte ha puntato il dito contro l'ospedale di Codogno, facendo rimbalzare sui media di tutto il mondo il messaggio di una nazione nel caos («il pasticcio italiano», titolava martedì la Cnn) o della minaccia scomposta di commissariare le Regioni interessate dai focolai. Per non parlare della confusione sul metodo di conteggio dei casi positivi al virus. Insomma, da fuori - non solo dall'estero, ma anche da chi in Italia era seduto davanti alla tv- la sensazione non poteva non essere quella della catastrofe alle porte.
Con il passare delle ore si è iniziato a prendere consapevolezza della situazione, grave ma per fortuna non emergenziale. E in molti - non solo nel governo, ma anche al Quirinale, all'Istituto superiore di sanità e all'Oms - hanno invitato Palazzo Chigi a un contegno più consono alla situazione. Lo stesso Conte deve essersi reso conto dei danni fatti - che rischiano di ripercuotersi per mesi sull'economia quasi paralizzata di Lombardia e Veneto, le regioni più produttive del Paese - e ha improvvisamente cambiato rotta. Mercoledì Palazzo Chigi ha creato una chat dedicata all'emergenza Coronavirus con tutti i portavoce dei ministri, una scelta - si legge in uno dei messaggi broadcast - fatta «su input del premier». L'obiettivo è «fornire informazioni utili da valorizzare comunicativamente». Per essere più chiari, «sottolineare quanto di buon fatto». Una chat nella quale Palazzo Chigi fa il punto di tutte le informazioni utili, dal numero aggiornato dei contagi alle info di giornata. Con approfondimenti ministero per ministero: l'estensione del «lavoro agile» per il Welfare o gli «indennizzi alla crescita» per l'Economia.
Insomma, dopo aver giocato in solitaria per tre giorni, Conte pare aver capito che solo una comunicazione collegiale e tranquillizzante può mettere un freno alla psicosi e ridurre i contraccolpi sull'economia. Il pasticcio, per usare il titolo della Cnn, è però fatto. E il premier che si immaginava super partes al punto da aspirare al Colle sembra finito in un vicolo cieco. Se la situazione dovesse peggiorare, infatti, gli resterà il timbro di quello che non ha saputo far fronte all'emergenza. Se, come tutti sperano, dovesse invece normalizzarsi sarà comunque su di lui che ricadrà la responsabilità degli inevitabili contraccolpi economici. La scompostezza dei primi giorni, infatti, ha messo in crisi diversi settori produttivi del Nord. Con la Borsa che continua a scendere, lo spread sopra quota 160 e imprese, banche e sindacati che chiedono in coro di «riaprire le attività».
Non è un caso che Matteo Renzi abbia iniziato a ventilare l'idea di un governo di unità nazionale a inizio settimana, puntando il dito direttamente contro Conte. «Non è in grado di gestire questa crisi e lo sta dimostrando», il suo refrain. Ieri è venuto allo scoperto anche Matteo Salvini, disposto a un esecutivo di salute pubblica che porti al voto. E anche chi non è disposto ad entrare in un governissimo come Giorgia Meloni ieri diceva di «valutare» una mozione di sfiducia al premier. Che è finito nel mirino pure di Forza Italia.
Insomma, in pochi giorni Conte è riuscito a compromettere il profilo rassicurante che si era costruito in questi due anni.
Mettendo in allarme non solo il Colle, ma pure il mondo delle imprese e lo stesso Pd che lo sostiene. E in questo momento è proprio la sua debolezza l'unico vero spiraglio che hanno i sostenitori del governissimo per provare a portare a casa un'operazione che per ora appare ancora piuttosto complessa.
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