Il governo non paga il conto: chiude il ristorante del sisma

La proprietaria del ristorante Il Vecchio Mulilo, Silvia Fronzi, ha sfamato per settimane i soccorsi che venivano in aiuto della popolazioni colpite dal sisma. Ora però lo Stato l'ha abbandonata

Il governo non paga il conto: chiude il ristorante del sisma

Silvia Fronzi di Pieve Torina, uno dei borghi colpiti dal sisma del 30 ottobre scorso, non si era mai fermata davanti a nulla: scosse, macerie, neve e un paese oramai fantasma. Il suo ristorante, il Vecchio Mulino - gestito da 26 anni con la mamma e la sorella - è sempre rimasto aperto, anche quando tutto sembrava perso e aprire pareva una follia. "Sono stata fortunata, la casa era agibile, anche il ristorante. Abbiamo scelto di tenere aperto e continuare a lavorare. Se non l’avessimo fatto dove avrebbero mangiato i soccorritori?" ammette orgogliosa.

E sì, quel locale ha sfamato tutti i soccorritori che sono corsi in aiuto dei cittadini colpiti dal sisma. Silvia, come moltissimi cittadini di Pieve Torina è stata costretta ad abbandonare il paesino in attesa dei controlli di agibilità, ma anche in questo caso a deciso di continuare a lavorare. Ogni giorno per settimane percorreva 200 chilometri in auto per rispettare quella convenzione con il Centro Operativo Avanzato di Macerata da cui dipendono funzionari e operatori addetti al soccorso. "Dovevamo servire 200 pasti al giorno e non siamo mai venuti meno al nostro impegno, nemmeno durante le feste" confida a La Stampa.

Niente ha fermato Silvia, lo vogliamo ribadire. O quasi. Infatti, a piegare la volontà della donna sono stati gli assegni che all'improvviso non sono più arrivati: "Da dicembre non riceviamo nulla. Siamo arrivati a circa 150 mila euro di credito con lo Stato. Abbiamo retto finora grazie ai un mutuo che devo restituire alla banca e alla buona volontà dei fornitori ma tra qualche giorno inizieranno a non portarmi più la merce, dovrò chiudere". Silvia ci tiene a sottolineare sulle pagine del quotidiano torinese che il problema non sono i vigili del fuoco o gli altri operatori che mangiano nel suo ristorante, bensì "lo Stato, che considera normale non pagare e mettere in difficoltà chi lavora con onestà malgrado le condizioni proibitive".

Un caso politico

In soccorso di Silvia però sono intervenuti Beatrice Brignone (Possibile) e Donatella Agostinelli (M5s), che hanno presentato interrogazioni parlamentari per chiedere spiegazioni. "Riteniamo sconcertante che ogni volta che si verificano catastrofi come quella delle Marche, la macchina della burocrazia sia tanto lenta e farraginosa e che sia indegno che le spese, anche nel caso di specie, siano state sostenute solo grazie alle donazioni ricevute" precisa la Agostinelli che chiede "al Governo una risposta pronta per evitare che persista questa situazione"

Beatrice Brignone si rivolge invece al premier, a cui chiede "quante sono a oggi le attività con sede nelle zone colpite dal terremoto cui deve ancora erogare i rimborsi per le spese da esse sostenute nell’ambito delle Convenzione pasti tra Stato e Vigili del Fuoco. Il caso di Pieve Torina non è isolato purtroppo e molte persone non hanno nemmeno più la forza di reclamare un proprio diritto. Il Governo deve dare concretezza agli impegni presi con le popolazioni terremotate, tanto più che con l’avvicinarsi della stagione estiva, molti sfollati sono stati mandati via dalle strutture alberghiere che li avevano ospitati in inverno".

La vicenda è così diventata un caso politico, e a Silvia sono piovute pure della critiche e, come riporta La Stampa, anche qualche telefonata: "Ma certo che lo Stato pagherà, di che ti lamenti?". Quando però non è dato saperlo...

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