Grillo ride, l'Italia piange

Il comico e i suoi festeggiano in piazza e attaccano il Colle. Ma intanto domani arriva la mazzata Ue sulla manovra

Grillo ride, l'Italia piange

È stato un week-end da ballo sul Titanic. Nel salone delle feste del Circo Massimo di Roma Beppe Grillo, e tutta l'allegra compagnia Cinquestelle, ha messo in scena il suo spettacolo comico mentre la nave Italia sta puntando diritto sull'iceberg del disastro economico. L'impatto è previsto a ore, al massimo domani mattina quando l'Europa boccerà ufficialmente e definitivamente la nostra sgangherata manovra. La cosa non sembra impensierire i grillini che, anzi, ridono e deridono sia il presidente Mattarella («ha troppi poteri, dobbiamo limitarli») che il socio Salvini («è uno leale, ma se quel giorno sua madre avesse preso la pillola sarebbe stato meglio»).

Divertente, proprio come quel ballo sul Titanic. Molto divertente se fosse stato uno spettacolo teatrale. Il fatto è che sul palco e in platea c'erano ministri, vicepremier e premier della, non si sa per quanto ancora, settima potenza economica mondiale appena declassata per evidente malagestione, che hanno riso a crepapelle e applaudito, entusiasti all'annuncio del capo-guru che presto anche il Quirinale sarà rottamato. Che ci sarà da ridere e scherzare lo sanno solo loro. Buttarla in vacca, come si usa dire, può essere un buon anestetico, non la medicina. Anche perché i loro show mediatici hanno già dissanguato, solo nelle ultime settimane, milioni di risparmiatori italiani e fatto fuggire oltre confine settanta miliardi di investimenti. E Dio solo sa cosa potrà ancora succedere di peggio nella settimana entrante.

Sul Corriere della Sera di ieri, l'ex direttore Ferruccio de Bortoli ipotizzava che, via di questo passo, cioè senza una inversione di rotta, presto potrebbe entrare in crisi anche il risparmio privato, ultimo baluardo prima del fallimento, stante la situazione disastrosa dei conti pubblici. E si chiedeva: «Nei panni di investitori esteri affidereste i vostri soldi a ministri che neppure leggono i decreti prima di firmarli?».

La risposta è ovvia ed è un secco no, non possono fidarsi di dilettanti pasticcioni, talmente incoscienti da festeggiare in piazza, senza alcun rispetto per tutti noi, i loro fallimenti. Un po' come fanno gli alcolizzati, che bevono per dimenticare, incapaci di affrontare la realtà.

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