Guai a sfidare la pancia degli elettori

Guai a sfidare la pancia degli elettori

Ieri sul Corriere della Sera il politologo Angelo Panebianco invitava i leader dei partiti, per risolvere la crisi e trovare un accordo, a liberarsi dalla schiavitù di dover accontentare a tutti i costi la pancia dei loro elettori, soprattutto di quella parte che nel calcio corrisponderebbe agli ultrà della curva sud che conoscono solo l'odio per i rivali, contemplano unicamente la vittoria a qualsiasi costo e pretendono, a volte con la minaccia, di dettare formazione e schemi all'allenatore. Benedetti-maledetti ultrà, cosa sarebbe il calcio senza di loro? Avremmo stadi più sicuri e dopopartita più tranquilli, questo è certo. Ma parleremmo ancora di gioco del calcio o di altra cosa? E quindi può esistere la politica senza i suoi tifosi, affidata unicamente a élite culturali che per censo e conoscenza presumono di sapere sempre quale sia la rotta giusta? No, non credo e la storia dimostra che senza il consenso delle masse, non importa se becere, un leader non va da nessuna parte.

Spesso le élite indicano e suggeriscono al Principe strade «intelligenti» che però non portano da nessuna parte proprio perché non frequentate a sufficienza dalla gente comune. In politica, ma non solo in politica, gli eccessi di intelligenza spesso hanno fatto più danni di quelli di ignoranza, perché il consenso non si muove in base al grado di istruzione delle parti in causa, ma solo all'empatia che si genera tra di loro.

Mario Monti ebbe grande successo nei salotti e se ne infischiò della pancia della gente, per certi versi seguendo la ricetta che oggi suggerisce il professor Panebianco. Non ha funzionato né per noi né per lui. Gianfranco Fini e Angelino Alfano, hanno seguito consigli «intelligenti» e incassato autorevoli complimenti, ma hanno tradito la pancia dei loro elettori e per questo ora sono fuori da tutto.

Se oggi, per convenienza o senso di responsabilità (nei confronti di chi non si capisce) i leader tradissero gli impegni presi in campagna elettorale (Caio mai insieme a Tizio o viceversa) con i loro ultrà, domani avremmo forse un governo come vorrebbe Panebianco, ma Tizio e Caio si ritroverebbero senza più esercito e quindi impediti di fare politica.

E tutto questo spiega perché un eventuale «governo dei professori» è l'ipotesi peggiore subito dopo, lo dico da orgoglioso ultrà, di uno a guida Di Maio.

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