Coronavirus

La guerra del vaccino: "Anni per produrne sette miliardi e prezzi alle stelle"

Il vaccino sì, ma a che costo? Oltre a tempi lunghissimi per una copertura mondiale, si potrebbero innescare lotte politiche ed economiche tra il Paese che lo produrrà e tutti gli altri, con scenari non beneauguranti per la popolazione

La guerra del vaccino: "Anni per produrne sette miliardi e prezzi alle stelle"

Una sottintesa guerra al vaccino tra tutti gli Stati del mondo contro il Covid-19 è già cominciata. Ma non è questo il male più grande, l'importante è trovarlo e produrlo. Ecco, dal momento della produzione, però, per coprire tutta la popolazione mondiale "probabilmente ci vorranno due o tre anni".

Uno scenario sconfortante

È questo lo scenario prospettato da Richard Hatchett, presidente della Cepi (Coalition for Epidemic Preparedness Innovations) un organismo creato da società farmaceutiche, istituzioni statali ed enti filantropici per unire gli sforzi nella creazione di nuovi vaccini contro le malattie infettive il quale spera che si arrivi a "vaccinare una larga percentuale della popolazione mondiale nel minor tempo possibile".

Secondo queste stime, facendo due semplici calcoli matematici, nella peggiore delle ipotesi (speriamo non si verifichi mai) ognuno di noi potrebbe aver somministrato il vaccino nel 2023. O, ancora peggio, 2024 (un anno per produrlo + due o tre per la copertura mondiale). I problemi grossi sono due: trovare l'arma giusta per abbattere il Covid e poi costruirla, con tutte le tempistiche del caso.

Chi arriva primo?

Però, in quel lasso di tempo, potrebbero innescarsi guerre commerciali tra gli Stati mai viste, perché decidere a chi somministrare per prima il vaccino non sarebbe affatto facile, come si legge sul Messaggero. Gli scenari che ipotizzano gli studiosi ed economisti, al momento, sono tre-quattro e nessuno di questi è piacevole.

"Prima noi, poi gli altri"

Una sorta di reazione a catena comincerà dal Paese che, prima degli altri, avrà raggiunto l'obiettivo: quel governo, però, potrebbe avere la forte tentazione di bloccare la vendita del vaccino all'estero fino a quando non sarà vaccinata l'intera popolazione nazionale. A quel punto, è più che concreta l'idea che gli Stati possano adottare misure protezionistiche e che si inneschino fenomeni di accaparramento sui mercati internazionali come è già successo con le mascherine, i reagenti per i tamponi ed i ventilatori per le terapie intensive per i quali è nata anche una competizione all'interno dei singoli Paesi.

Vietata la vendita all'estero

Il Paese "vincitore" potrebbe decidere di tenerlo per sè, con gravi conseguenze a livello politico ed economico. "Ogni Paese con la capacità industriale di produrre il vaccino potrebbe imporre limiti alle esportazioni o nazionalizzare la produzione. È un'ipotesi preoccupante" osserva Hatchett. Fino a questo momento, ci sono circa 50 tipi diversi di vaccino in sperimentazione con i Paesi più all'avanguardia economicamente ed a livello di tecnologia che hanno cominciato una corsa contro il tempo per trovare una soluzione: gli investimenti più importanti sono quelli degli Stati Uniti seguiti a ruota dalla Cina, che in questa "mission" sta impiegando circa mille scienziati.

Prezzo del vaccino alle stelle

Dulcis in fundo, ma non per importanza, c'è l'ipotesi forse più plausibile: vuoi il mio vaccino? Lo paghi il doppio. "La selezione avverrebbe attraverso un aumento dei prezzi, e sarà brutale" prevede Simon Evenett, economista dell'Università di St. Gallen in Svizzera, esperto di mercati internazionali. "Chi avrà la maggiore disponibilità finanziaria si assicurerà vaccini e terapie ed i Paesi più poveri saranno tagliati fuori".

Se fino a questo momento abbiamo ipotizzato i conflitti tra gli Stati nel mondo, ci sarà anche il problema del conflitto interno del Paese in cui sarà avviata la produzione: a chi dare la precedenza? Prima agli anziani, perché sono i più esposti e rischiano di più la vita o prima ai giovani, perché c'è bisogno di farli tornare a lavorare? E poi, prima gli uomini, che muionono di più delle donne?

Il vaccino "privato"

Il marasma non è mica finito qui perché, se in Paesi con un sistema sanitario forte come l'Italia si venisse a creare un mercato parallelo, chi potrà permetterselo andrà a vaccinarsi a proprie spese da soggetti privati, con tutte le truffe e le conseguenze politiche del caso.

Il piano di Bill Gates

Per prevenire una vera e propria guerra al vaccino, da tanti è invocata la strada della collaborazione internazionale: il fondatore di Microsoft Bill Gates è uno dei primi che auspica un accordo, sin da ora, tra i governi e le industrie farmaceutiche che invoca un grande piano di investimenti preventivi sostenuti dalle istituzioni pubbliche.

Bisogna investire una quantità di denaro enorme pur sapendo che una parte di essa andrà in fumo. "Dobbiamo cominciare subito a costruire gli impianti per la produzione di questi vaccini - ha dichiarato - quelli candidati a diventare il prodotto più efficace sono diversi e ognuno ha bisogno di macchine e strumenti diversi per essere realizzato: ciò vuol dire che dobbiamo costruire impianti diversi per ciascuno di essi, sapendo che molte di queste strutture alla fine non verranno utilizzate. È un rischio finanziario che i gruppi privati non possono sobbarcarsi, ma i governi sì".

La cifra? Circa 30 miliardi di dollari, una somma tutto sommato abbordabile a patto che sia divisa equamente tra tutti gli Stati del mondo.

Soltanto in questo modo si accorcerebbero drasticamente i tempi per avere quelle sette miliardi di dosi almeno di cui l'umanità ha bisogno per cancellare il virus dalla Terra.

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