Ossessione sessista. "Basta ombrelline in Formula Uno"

Pensando candidamente a donne e motori, gioie e dolori. Forse è stato un modo sbagliato di crescere, di immaginare, di sognare. Siamo diventati grandi fantasticando di guidare automobili inarrivabili e abbracciare bellezze mozzafiato

Ossessione sessista. "Basta ombrelline in Formula Uno"

Siamo cresciuti così. Pensando candidamente a donne e motori, gioie e dolori. Forse è stato un modo sbagliato di crescere, di immaginare, di sognare. Siamo diventati grandi fantasticando di guidare automobili inarrivabili e abbracciare bellezze mozzafiato. Molti di noi l'hanno fatto con ingenuità, senza malizia; di più, l'hanno fatto senza derive e convinzioni sessiste, ma solo perché affascinati da quel binomio profumato di fiaba. Colpa di mamma, una donna, e colpa di papà, un uomo. Entrambi non si sono mai presi la briga di spiegare a noi maschietti o a noi femminucce che dietro quell'accostamento diventato proverbio c'era un paragone sgraziato: una donna, un motore. Due oggetti.

Oggi è la Formula uno a porsi il problema. Uno sport maschio ed emblema di quell'accostamento abitato però da molte donne che ricoprono ruoli di altissimo livello nei team. E lo fa dal proprio cuore: la griglia di partenza. La striscia d'asfalto dove l'attenzione del mondo è al massimo; là dove i piloti si preparano a sfidare la morte sistemandosi l'armatura come cavalieri del rischio protetti e accuditi dalle ombrelline, le splendide fanciulle colorate di vita e sensualità spesso con un ombrello in mano per dare loro sollievo sotto la pioggia o il sole. Donne e motori, gioie e dolori.

I nuovi capi americani della F1 si domandano se sia il caso di proseguire con questa cerimonia laica e scosciata. Vogliono abolirla. Forse per l'onda purificatrice scatenata dallo scandalo Weinstein, forse per proprie ragioni. «Molte persone ritengono passata la tradizione delle ragazze in griglia. Altre la trovano qualcosa che deve restare. Quando avremo tutti i punti di vista, prenderemo una decisione per il bene dello sport...» dicono Chase Carey e Ross Brawn, ceo e direttore del Circus. Un paio di anni fa, a Monte Carlo, vennero schierati i grid boy; più di recente, in un altro Gp, i ragazzini mascotte.

Sarà questa l'alternativa politically correct alle ombrelline: un'alternanza tra girls, boys e babies. Ma donne, uomini e bambini non farà mai rima con motori. Con gioie e dolori sì. Sempre. Però addio fiaba e addio sogni.

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