Hotspost di Taranto all'ombra dell'Ilva, la protesta dei migranti

A solidarizzare con loro la rete di associazioni "welcome community Taranto"

Hotspost di Taranto all'ombra dell'Ilva, la protesta dei migranti

Tende bianche sotto il sole caldo di Luglio e, sullo sfondo, non degli alberi, ma le ciminiere che tagliano il cielo e l'anima di chi vive vicino come gli immigrati ospiti dell'hotspot di Taranto che sorge proprio ai piedi della più grande acciaieria d'Europa. Il grande colosso siderurgico che ha prodotto inquinamento oltre che acciaio.

A pochi metri dai parchi minerali ci sono le tende del centro di accoglienza, nell'area del porto mercantile.

Ora i migranti, dopo mesi, dicono basta alla condizione di precarietà. In particolare vogliono farla finita con la permanenza in un posto dove la loro salute è minata ogni giorno. Sì, perchè vivere a pochi passi dai parchi minerali significa respirarli, soprattutto durante i “wind days”, i giorni di vento in cui secondo un'ordinanza dell'ex sindaco di Taranto è vietato stendere i panni e fare footing perché con il vento le polveri sottili vengono fatte volare sulla città.

Pertanto, la rete di associazioni 'Campagna Welcome Taranto', a sostegno degli immigrati, denuncia questa situazione in cui la salute degli ospiti dell'hotspot è messa a dura prova. Il nodo gordiano che pende sulla città in qualche modo ora coinvolge anche loro.
"L'hotspot di Taranto – dichiara in una nota stampa “Campagna Welcome Taranto” - è uno di quelli, secondo la Guida per Rifugiati e Migranti redatta da Welcome to Europe, in cui si registrano ripetute violazioni dei diritti fondamentali. Oltre a questi, più volte documentati e denunciati dagli organi di stampa locali e nazionali, in questo hotspot incombe una seria aggravante: soccombere sotto i minerali che vengono movimentati dal porto alla zona industriale".
Alla denuncia si aggiunge anche la foto di Luciano Manna dell'associazione ambientalista peacelink.

Un'immagine agghiacciante. Le tende bianche, hanno l'ombra rossa delle polveri che vengono utilizzate per la produzione di acciaio. Quelle stesse polveri, oltre a respirarle gli immigrati, finiscono nei polmoni degli agenti di polizia.

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