Magistratura

I costi dell'Inquisizione

L'ultimo processo del caso Ruby, si è perso il conto del numero, è finito con l'ennesima assoluzione

I costi dell'Inquisizione

L'ultimo processo del caso Ruby, si è perso il conto del numero, è finito con l'ennesima assoluzione. Su una vicenda che ha caratterizzato - e avvelenato - per undici anni la storia di questo Paese è calato finalmente il sipario. Sempreché i pm non perseverino nell'errore e ricorrano in appello per continuare nella persecuzione giudiziaria - perché di questo si è trattato - di Silvio Berlusconi.

Si potrebbe dire, con un gioco di parole, che è stata fatta giustizia di un modo di amministrare la giustizia paragonabile più all'inquisizione che non al diritto. Un esempio da portare nelle aule universitarie per spiegare cos'è il giustizialismo. È stato messo in piedi, infatti, un meccanismo infernale che farebbe rivoltare nella tomba Cesare Beccaria: per i pm milanesi, in attività ma soprattutto in pensione (mi riferisco a Ilda Boccassini), il Cavaliere non poteva non essere colpevole perché la vicenda aveva suscitato tanto clamore, aveva colpito l'immagine delle istituzioni e di un premier in auge contribuendo non poco alla sua destituzione, aveva gettato il Paese in un'atmosfera lugubre e nello stesso tempo ridicola, aveva fatto spendere all'erario milioni di euro per un processo monstre, che di fatto un'assoluzione dell'imputato sarebbe stata interpretata come una condanna - morale - dei magistrati in questione. Quindi è stato messo in atto un perfido gioco al rialzo: assolto Berlusconi nel processo principale in Cassazione, i pm hanno accusato tutti i testimoni a favore della difesa (più di una trentina) di falsa testimonianza. Moltiplicando il numero dei processi. Un unicum nella storia del Paese. Il tutto, oggi si può dire, per una finalità squisitamente politica: far fuori il Cavaliere dalla vita pubblica. Ci hanno provato con Ruby, con quella condanna scandalosa per evasione fiscale e, in mancanza di meglio e senza nessun senso del ridicolo, pure con la mafia.

Anche la motivazione dell'assoluzione, che i Torquemada da strapazzo considerano un «cavillo legale», è invece significativa degli strumenti utilizzati nell'indagine: i primi interrogatori ai testimoni, che poi si sono trasformati in imputati, si sono svolti senza avvocati difensori. Quindi, sono stati esposti in procura e in un'aula di tribunale alle domande, alle pressioni per non dire alle minacce di un pm, per fare un nome, come la Bocassini senza protezione. Appunto, metodi da Inquisizione.

Il bilancio di quest'operazione che ha poco a che vedere con la giustizia? Drammatico. Innazitutto il calvario di un personaggio come Berlusconi, sottoposto al fango mediatico e ferito nell'immagine da queste accuse. E poi la presa d'atto che attraverso la clava della magistratura politicizzata si può logorare un governo, distruggere o, comunque, menomare una carriera politica e, soprattutto, condizionare la democrazia. Ma, soprattutto, indagini e processi del genere fanno male innazitutto alle toghe, perché dimostrano che nel nostro Paese per avere giustizia devi davvero cercare come il mugnaio di Potsdam un giudice a Berlino.

Sempreché lo si trovi.

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