Coronavirus

I virologi preparano al coprifuoco: "Scuola e lavoro, stop al resto"

Pregliasco: "Scuola, lavoro: ora il resto va stornato". Galli: "Siamo nella peste". Gli esperti preparano il coprifuoco delle attività serali

I virologi preparano al coprifuoco: "Scuola e lavoro, stop al resto"

Niente lockdown, per ora, ma il coprifuoco è sempre più vicino. A preparare il terreno a uno stop delle attività serali non sono solo "i palazzi del potere romano", come rivela Giuseppe Marino su Il Giornale del 16 ottobre, ma anche i virologi. E la Lombardia è la prima regione, dopo la Campania, su cui aleggia lo spettro di una nuova chiusura per frenare la corsa dei contagi.

"Oggi avremo un incontro del Comitato tecnico scientifico regionale, - dice Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università degli Studi di Milano e componente del Cts lombardo, intervenuto ad Agorà su Rai3 - nel quale si discuteranno iniziative da modulare che presumibilmente andranno in quel senso. Potremmo attuare provvedimenti che non siano scioccanti e micidiali, ma che proprio per evitare interventi più drastici in futuro prevedano restrizioni soprattutto in quella che è l'attività ludica". Insomma, per ora Pregliasco sembrerebbe scongiurare il blocco immediato di scuola e lavoro. Nel mirino del Cts lombardo ci sarebbero, invece, "la parte più ludica e non indispensabile" delle attività. Azzerare il divertimento serale per evitare "l'incubo del lockdown generalizzato o altre opzioni che purtroppo vediamo già in essere in Inghilterra o in Francia". Misure, riconosce il direttore sanitario dell'Irccs Galeazzi di Milano sicuramente efficaci da un punto di vista sanitario, ma devastanti per un'economia già traballante.

Sul contraccolpo inflitto da eventuali chiusure concorda anche Massimo Galli, primario infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano. "Il lockdown è la misura più semplice - riflette l'espero - perché non hai bisogno di lambiccarti il cervello a trovare altre soluzioni, ma anche la più drammatica perché le conseguenze sarebbero inevitabili." Poi, però, nelle previsioni di Galli, intervistato da Repubblica, parrebbe inevitabile. " Guardi siamo nella peste. Tra 15 giorni saremo come la Francia, la Spagna, il Regno Unito. La situazione a Milano si sta facendo molto allarmante, al limite della saturazione. E ci sono forti criticità anche altrove. Abbiamo assoluto bisogno di far funzionare le indicazioni del decreto del governo. Diversamente, la strada già tracciata è quella degli altri Paesi europei". Ma allora lo spettro del lockdown di Natale è realistico? "All'amico Crisanti è scappata questa idea, è preoccupato come lo sono io. Ma forse qualche segnale importante per dire che stiamo andando a sbattere dobbiamo pure darlo - riconosce Galli - Non so se ci sarà un lockdown di Natale e non me lo auguro, dobbiamo lavorare strenuamente per evitarlo".

Galli bacchetta il lassismo di un'estate allegra come il vero responsabile della seconda ondata."Questa estate in vacanza, positivi giovani; a settembre ritorno a casa, positivi giovani; poi il contagio in famiglia, l'età cresce. Adesso tornano ad essere colpiti gli anziani. E dunque cresce la paura, la sintomatologia, il ricorso alle cure ospedaliere, le terapie intensive. Le vittime, ormai lo sappiamo, le vedremo più in là". Pregliasco, invece, ragiona su una possibile tabella di marcia per frenare la curva in salita e scongiurare il lockdown. "Va sottoscritto un grande patto sociale - dice il virologo intervistato da Il Corriere della Sera -. Serve un grande sforzo collettivo per ridurre i contatti al minimo indispensabile. Scuola, lavoro: il resto ora va stornato". Invece di chiudere le scuole come in Campania, il virologo invita a sacrificare tutti i contatti non essenziali. "Certo, la didattica a distanza potrebbe aiutare soprattutto nel caso dei ragazzi più grandi. In classe potrebbero andare i più piccoli, anche per non creare ulteriori disagi ai genitori che lavorano. Poi, è fondamentale trovare spazi per isolare chi necessita di cure semplici, ma anche per garantire quarantene sicure".

Insomma, saremmo in un limbo critico, ma ancora gestibile.

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