Immigrati, a Reggio la sinistra chiede al Prefetto più accoglienza

La sinistra locale va all'ufficio territoriale del Governo per spingere il prefetto ad accogliere 3 nigeriani richiedenti asilo. Uno aveva perso l'appartamento per spaccio di droghe leggere

Immigrati, a Reggio la sinistra chiede al Prefetto più accoglienza

La sinistra chiede al Prefetto di accogliere altri immigrati. E’ quanto accaduto questa mattina a Reggio Emilia: i consiglieri Dario De Lucia del Pd e Lucia Lusenti di Sinistra italiana si sono recati, accompagnati dal presidente di Arcigay Alberto Nicolini, in prefettura a chiedere spiegazioni circa la mancata accoglienza di tre immigrati nigeriani.

Nel dettaglio, si tratta di due donne sfuggite alla tratta della prostituzione: tutti i criteri per entrare nei progetti SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) sarebbero stati soddisfatti, ma la coppia aspetta da oltre due mesi di entrare nelle strutture di accoglienza reggiane. Il terzo caso riguarda una questione molto più spinosa: un migrante gay sarebbe stato sbattuto fuori dall’appartamento in cui era ospitato in provincia assieme ad altri immigrati a causa di presunte attività di spaccio di droga leggera a settembre 2017 (anche se, in seguito a perquisizioni svolte in maggio 2018 con l’ausilio di cani, le forze dell’ordine non avrebbero trovato alcuna sostanza stupefacente).

L’Arcigay di Reggio non è rimasta a guardare. Si è schierata a difesa dei suoi assistiti con l’avvocato dell’associazione Valeria Munari e un “pool” di consiglieri comunali di sinistra per far valere le proprie ragioni all’ufficio territoriale del Governo. Ci sarebbero infatti oltre 300 posti ancora liberi nelle strutture di accoglienza gestite dai colossi cooperativi reggiani.

“Non è accettabile che la richiesta di protezione per motivi umanitari di un ragazzo gay sia all’atto pratico resa impossibile in assenza di un giudizio di tribunale e in assenza di prove concrete – ha spiegato il presidente di Arcigay Gioconda Alberto Nicolini - rischia quindi di essere quindi rimandato in Nigeria dove finirebbe in prigione per 18 anni per via del proprio orientamento sessuale. Entrambe le decisioni sono di competenza del Prefetto, cui spetta la tutela delle persone richiedenti asilo per motivi umanitari”.

Un’agguerrita lotta che non arriva dal nulla, ma che vuole essere anche opposizione alla stretta sull’immigrazione del Governo Conte.

Il capo della comunità Lgbt reggiana è stato più volte molto duro nelle loro considerazioni sul neo Ministro degli Interni Matteo Salvini: “9 giorni in mare per far felice il popolo incattivito – scriveva qualche giorno fa sul suo profilo Facebook il presidente dell’associazione per i diritti civili, commentando le vicende della nave Aquarius - Il governo Salvini fa la guerra marittima alle Ong. Non a chi uccide come l’Isis ma alle Ong”, facendosi poi ritrarre alle manifestazioni con cartelloni di contestazione al leader del Carroccio.

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