Cronache

Le intercettazioni choc: "Non mandateci più così tante persone"

Il capo squadra di Save the children: "Lezione appresa, non se ne possono imbarcare mille"

Le intercettazioni choc: "Non mandateci più così tante persone"

«Haha! La lezione appresa è che non si devono prendere 1.000 persone. Ero fortemente tentata di parlare con le imbarcazioni di trafficanti e dirgli di non inviare così tanti (migranti) in una sola volta». Il commento scherzoso è di Gillian Moyes, capo squadra di Save the children a bordo di nave Vos Hestia di fronte alla Libia. Il messaggio Whatsapp del 28 giugno 2017, ore 12.06, prova, come tanti altri, «la piena consapevolezza che i piccoli barchini presenti (a volte definiti pescatori) altro non erano che trafficanti».

Nella 653 pagine riassuntive dell'inchiesta di Trapani ci sono anche le chat delle Ong (centinaia di messaggi), che descrivono pure la collusione della Guardia costiera libica di allora con i trafficanti di uomini. Foto, immagini, video, documenti, intercettazioni in gran parte di un agente sotto copertura a bordo di una delle navi delle Ong, ma realizzati anche dagli stessi «umanitari» con le loro go pro.

Il 5 maggio 2017 alle 9.17, Paolo Alfonso Rino Russo, uno dei 24 indagati, comandante pro tempore di Vos Hestia, non sa di essere intercettato: «Vedi i motoscafi? Vanno vicini ai gommoni, si avvicinano e vanno via, forse prendono gli scafisti. Procedono velocemente, ma se guardi la costa è piena, in questa direzione è piena».

Un altro indagato, il comandante Marco Amato, il 25 maggio 2017 alle 16.05, parla intercettato in plancia di un barchino dei migranti «nelle acque territoriali (libiche, nda) lo abbiamo tirato fuori». E un suo collaboratore, Matteo, lo consiglia: «È meglio che non scrivi che siamo stati nelle acque territoriali».

Le Ong del mare fornivano informazioni false al Centro di soccorso di Roma e imponevano l'omertà con la polizia. Allegato alle carte dell'inchiesta c'è un documento con intestazione Save the children «dal quale emerge la linea di condotta assunta dalla Ong consistente nel non fornire alle Autorità informazioni utili per il riconoscimento dei trafficanti».

I talebani dell'accoglienza, come fanno almeno in parte ancora oggi, fornivano informazioni palesemente false per farsi incaricare dalla Guardia costiera italiana del soccorso dei migranti e coprivano gli scafisti. Ignazino Arena, comandante pro tempore di Vos Prudence e Stephan Van Diest, team leader a bordo di Msf, nel luglio 2017, durante uno dei tanti eventi documentati dall'inchiesta, «davano corso a ulteriori operazioni in mare che permettevano il recupero di 930 migranti, tra cui almeno uno scafista la cui presenza non veniva riferita alle autorità. In tale frangente ponevano in essere anche manovre tali da occultare alla nave Diciotti della Guardia Costiera Italiana - coordinatrice dei soccorsi - la presenza di un barchino carico di migranti al fine di effettuare essa stessa tale recupero come in effetti accaduto».

Le foto allegate alle carte dell'inchiesta non lasciano dubbi, come il fermo immagine di un video che riprende uno dei gommoni di nave Juventa. Gli umanitari sono «intenti a distribuire giubbotti di salvataggio ai migranti a bordo di un gommone. Al minuto 11.45 si affianca un barchino di trafficanti che interagisce col personale di Juventa» annotano gli inquirenti.

Nel fotogramma di un altro video si vede una barca in vetro resina con tre libici a bordo. «Il trafficante con la felpa azzurra, che rivolge saluti al personale sul Rhib (gommone di Vos Hestia/Save the children, nda) è transitato successivamente sul barcone dei migranti». Un altro scafista al timone di un gommone carico di migranti «era coadiuvato dagli operatori dell'organizzazione (Save the children, nda) nella distribuzione dei giubbotti salvagente». Trapani ha identificato, Abdulsalem Suleiman Dabbashi e Nasser al Fituri, del potente clan di miliziani e trafficanti Dabbashi di Sabrata, immortalati mentre si avvicinano sotto bordo a una nave delle Ong. «Dai dispositivi di intercettazione ambientale installati sula plancia della Vos Hestia si comprendeva - riportano le carte - che i soggetti descritti si erano avvicinati preannunciando l'arrivo di altre unità con migranti a bordo».

Secondo la procura di Trapani le grandi Ong puntavano, come oggi, a una «maggiore visibilità pubblica e mediatica, con conseguente incremento della partecipazione - anche economica - dei propri sostenitori dato il costante impiego della nave nei numerosi eventi di soccorso».

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