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Ipocrita sui pm Renzi non sarà l'erede di Craxi

Ipocrita sui pm Renzi non sarà l'erede di Craxi

È ingenuo pensare che gli eredi dei comunisti possano «rivalutare» Craxi. Bettino fu infatti il loro nemico assoluto, capace di metterli all'angolo più volte, tanto che essi contribuirono poi, più di altri, a ucciderlo con l'avallo della magistratura. E in genere non si torna sul luogo del delitto. Posto che la grandezza della figura storica di Craxi non necessita dell'avallo di Zingaretti, una voce dalla sinistra sembra essersi smarcata in questi giorni, ed è quella di Renzi. Che, bontà sua, ha riconosciuto nell'ex leader socialista un «gigante» rispetto ai politici attuali, uno che «ha scritto pagine pazzesche di riformismo». Non sappiamo cosa sia il riformismo «pazzesco», sappiamo però che questa tardiva riscoperta di Renzi ci appare poco convincente e sincera. È vero che per età e provenienza, la sua storia non coincide con quella della sinistra comunista e post comunista: ma tutte le volte che, da segretario del Pd, gli è toccato rievocare la figura di Craxi, egli ha sempre anteposto quella di Berlinguer. Per carità, il supplemento di riflessione è sempre benvenuto. Ma, al momento, nutriamo il fondato sospetto che l'uso di Craxi da parte del leader di Italia viva sia un po' strumentale. Comodo, o almeno molto poco rischioso, intestarsi Craxi quando si è alla guida non più della principale organizzazione politica della sinistra ma di un partitino personale del 4%. Inoltre, con il Pd zingarettiano regredito a un giustizialismo del resto mai abbandonato, e pronto ad allearsi per sempre con i 5 stelle, il cui giudizio più lusinghiero su Craxi è «delinquente», la riscoperta renziana ci sembra una delle tante occasioni per smarcarsi dagli (odiati) partner di governo. Del resto, se avesse voluto segnare la differenza, Renzi sarebbe andato di persona alla commemorazioni ufficiali di Hammamet, mentre invece pare ci manderà... Faraone. Ma vogliamo essere indulgenti e prendere per buoni i propositi dell'ex presidente del consiglio. Se veramente è convinto che Craxi sia stato un grande leader della storia d'Italia, egli dovrebbe come minimo riconoscere due evidenze. La prima: che contro Craxi fu organizzata una persecuzione giudiziaria, e che molte sentenze che lo colpirono fanno acqua da tutte le parti. Renzi lo ammetta, invece di dire, come ancora recentemente, che queste sentenze non si discutono. La seconda evidenza: Renzi dismetta il giustizialismo, mentre il suo comportamento su questo tema pare incentrato al classico atteggiamento della sinistra, cioè garantista quando colpiscono i miei, colpevolista quando viene preso di mira l'avversario. La storia di Craxi non è infatti così lontana come potrebbe sembrare. Dopo Craxi, Berlusconi fu vittima per molti anni di una gigantesca offensiva giudiziaria, appoggiata sul versante politico da quella stessa sinistra che aveva costretto Bettino alla fuga. E oggi, scemato almeno parzialmente l'interesse verso Berlusconi, la bestia da colpire è diventata Matteo Salvini. Come si vede con il caso Gregoretti, un esempio inquietante e pericolosissimo di intromissione dei giudici nelle decisioni politiche. Uno dei grandi crucci di Craxi fu quello dell'autonomia della politica dai poteri non elettivi e non democratici, a cominciare da quello della magistratura. Se Renzi ha veramente assimilato la lezione del segretario socialista, cominci a dare il buon esempio: magari votando contro il rinvio a giudizio di Salvini.

Dubitiamo che lo farà, ma allora lasci in pace Bettino e si accodi a pd e a pentastellati: perché in fondo sono della stessa pasta.

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